Centro Studi Confindustria, cala l’inflazione

Michele Masturzo

“C’è una generalizzata e importante revisione al rialzo rispetto alle stime post-estate, quando ci si aspettava una stagnazione o una moderata recessione”. E’ quello che prevede l’ufficio Studi di Confindustria. L’economia italiana dovrebbe quindi evitare la recessione anche nel primo trimestre del 2023. La crescita avrà una dinamica bassa, intorno al +0,6%, comunque migliore del previsto.
Il prezzo del gas è molto più basso a inizio anno rispetto alle attese di fine 2022 e ciò rappresenta una buona premessa per il primo trimestre, per i costi delle imprese e per il percorso di rientro dell’inflazione dal picco, iniziato a fine anno scorso. Il ribasso del prezzo dell’energia, che rimane comunque ben al di sopra dei livelli di due anni fa, sta quindi favorendo la riduzione dell’inflazione in Italia e Europa e questo lascia intravedere la fine del rialzo dei tassi entro il 2023 (non prima di un altro paio di aumenti).
Se l’inflazione generale cala, cresce invece il costo delle materie prime non energetiche (+16,8% i metalli). Anche la dinamica dei prezzi al netto di energia e alimentari è in salita (+4,6% da +4,2%), per la trasmissione dei rincari sugli altri beni.
L’Italia inoltre si dimostra molto resiliente, con la produzione industriale che migliora e dopo il rimbalzo di gennaio (+1,6%) seguito a tre mesi di calo, per gennaio i dati qualitativi “dipingono uno scenario in miglioramento”.
Nelle costruzioni invece si attende una prosecuzione della fase di debolezza. La congiuntura flash di Confindustria evidenzia inoltre una tenuta dei consumi delle famiglie con “decisioni prudenti per l’alta inflazione” e una “spesa spostata ancor più verso i discount”.
Ci sono poi più occupati, ma anche più scarsità di manodopera. L’export è in frenata, tra un’Eurozona con una ripresa diseguale e gli USA in cui la crescita è senza industria.

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