Le piccole e medie imprese della Campania si sono rivelate più solide del previsto nell’affrontare la “tempesta perfetta” che da tre anni investe l’economia locale e internazionale fra lockdown, guerre, caro energia e materie prime. E’ una delle tendenze principali che emerge dal Rapporto Pmi Campania 2022, realizzato dal Centro studi Piccola Industria di Confindustria Campania con il contributo dell’Abi. Lo scorso anno si e` chiuso per la Campania con un Pil a +3% rispetto al 2021, meno del 4,4% previsto a inizio 2022 e meno dell’incoraggiante +6,4% raggiunto a fine 2021 rispetto al 2020. Il raffreddamento e la crescita limitata continuano anche nelle stime per il 2023, che lasciano intravvedere una fase di recessione per la Campania (-0,5% previsto a fine 2023) con il resto d’Italia che proverà a galleggiare intorno allo zero. Le Pmi campane e del Sud in generale hanno visto allargarsi nuovamente la forbice rispetto alle regioni centro-settentrionali. E mentre prosegue in Parlamento il dibattito sull’autonomia differenziata, diventa quindi ancora piu` importante – evidenzia il Rapporto Pmi Campania – la capacità del Governo di impegnare le risorse disponibili, a cominciare da quelle del PNRR, per rafforzare il quadro macro-economico, sostenere investimenti e consumi, contrastare il calo demografico e l’impoverimento diffuso. Sul fronte occupazione, la Campania ha recuperato i livelli preCovid del 2019. Il miglioramento e` però anche effetto di un calo demografico ormai diventato strutturale fra minore propensione ad avere figli ed emigrazioni verso altre regioni o all’estero. Dopo il 2019, quando si erano cancellati dall’anagrafe quasi 40 mila campani, c’è stato un calo ulteriore di 31,5 mila unita`.
Presentato ieri a Napoli il RRapporto 2022
Pmi campane più solide del previsto
Sale l'occupazione, ma attenzione ai tassi di interesse
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