Sono le 13 circa del 17 marzo 2021. Le immagini esterne alla casa circondariale riprendono un ragazzo, di circa 20anni, arrivare dalle campagne che circondano le mura dell’istituto penitenziario. All’interno, nel campo di calcio, ci sono alcuni detenuti. Proprio nell’istante in cui il 20enne, telefono all’orecchio, raggiunge l’area esterna prossima al campetto, dall’interno il pallone viene calciato all’esterno del campo. E’ quello il segnale per il lancio degli involucri. Pochi istanti dopo dalle immagini si vede un altro detenuto arrampicarsi sulle inferriate che circondano il campo, scendere verso l’esterno e raccogliere gli involucri per poi, immediatamente lanciarli nel perimetro del campo sportivo. Nei pacchetti, si scoprirà dopo, vi erano nove telefoni e diversi accessori. E’ partita da questo episodio l’indagine condotta dagli uomini Squadra Mobile di Salerno e del Nucleo Investigativo della polizia penitenziaria di Napoli che, coordinati dalla Procura, ha rivelato l’esistenza, nel carcere di Salerno, uno «strutturato consesso associativo dedito all’introduzione e alla cessione di sostanze stupefacenti di vario tipo e telefoni cellulari attraverso varie modalità». Centro dell’organizzazione era la camera 9 al secondo piano A del primo reparto detentivo. Prima contrapposte, poi collaborative a seguito dei diversi sequestri avvenuti all’interno, le associazioni degli ebolitani e dei napoletani spacciavano droga e vendevano telefoni usando violenza nei confronti di chi si rifiutava appoggiare l’organizzazione. Proprio come successo ad un detenuto, picchiato il 28 ottobre 2021 per aver respinto un pacco a lui spedito con il nome della mamma e con dentro la droga.
Droga in carcere, i tiri al pallone segnali per i lanci
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