Tutto in due partite, per Castori saranno decisive le prossime gare in casa con Atalanta e Verona. Dopo tre giornate scricchiola la panchina della Salernitana. La strada da seguire adesso è solo una: bisogna cambiare registro. Forse atteggiamento tattico o alcuni giocatori oppure probabilmente tutte e due le cose. Sta all'allenatore marchigiano prendere le decisioni e stoppare il momento negativo della squadra. Altrimenti a cambiare sarà l'allenatore.
L'ultima pesante sconfitta a Torino ha aperto ragionamenti e valutazioni sul tecnico artefice della promozione. I meriti per il salto in massima serie, e per quello che è stato un vero e proprio miracolo sportivo, nessuno li toglierà mai a Castori. "Ma la serie A è un'altra squadra" è la frase che ripetono spesso in questi giorni addetti ai lavori e tifosi dopo l'inizio di campionato horror della Salernitana. Anche se è giusto fare un distinguo tra le prime tre partite.
A Bologna i granata se la sono giocata, hanno sfiorato il pareggio se non proprio la vittoria, mostrando convinzione e capacità di reggere un match di serie A. Le successive due gare, invece, hanno evidenziato grandi difficoltà con Di Tacchio e compagni che hanno solo subìto. Mentre contro la Roma di Mourinho c'era anche da aspettarselo, la trasferta di Torino dopo la sosta ha fatto scattare più di un allarme e ha anche azzerato l'effetto entusiasmo dei giorni precedenti dopo l'arrivo di Ribery. Castori proverà a puntare subito sul francese dal primo minuto contro l'Atalanta per muovere la classifica? Potrebbe anche darsi ma è chiaro che un giocatore da solo non può vincere le partite.
Alla Salernitana servirebbe quella forza caratteriale che le ha permesso l'anno scorso di battere avversari ben più quotati. Ma questo comunque non basterebbe perché la serie A, appunto, è un'altra cosa rispetto alla B. Forse è necessario anche un atteggiamento meno rinunciatario, come hanno mostrato di avere ad esempio Empoli e Venezia, le altre due squadre promosse. In una settimana Castori si gioca il suo futuro ma va detto che il tecnico granata ha dovuto lavorare in situazioni non semplici, dettate dall'avvio ritardato e dalle incognite societarie che inevitabilmente condizionano ogni attività.