Il solito, triste rituale: «Una famiglia serena…»

Ivano Montano

Era un uomo tranquillo. Era una famiglia serena. I titoli di coda dell’immane tragedia dalle mille repliche e che quasi sempre ha quale teatro le quattro mura di casa, sono sempre gli stessi. Come da copione, il pubblico resta attonito, sorpreso da quanto accaduto. Anche l’ultima frase dei titoli di coda è sempre la stessa: “fine”. La fine orrenda di un’altra vita, di un’altra donna, di un’altra storia che nessuno potrà raccontare fino in fondo, perché per ora siamo fermi alle dichiarazioni rese dall’assassino: “l’ho fatto per gelosia, l’ho fatto perché mi tradiva”. Lo diciamo senza giri di parole: non c’è nulla di più aberrante e delirante del classico delitto d’onore, quel reato commesso per vendicare l’onorabilità del proprio nome o della propria reputazione. Intanto, il coro dei vicini di casa è unanime nel ricordare Maria Rosaria come una ragazza dolce e dedita anima e corpo ai figli ed alla famiglia, ma comunque sia esiste la separazione, esiste il divorzio. Sacrificare una vita umana, sgozzandola manco fosse un capretto, sull’altare dell’onore non esiste. Non deve più esistere.

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