“Grazie per essere stata un dono prezioso, probabilmente dal paradiso hai già perdonato i tuoi maledetti aguzzini” così Ciro Capezzuti, il padre di Marzia, la ventinovenne lombarda uccisa a Pontecagnano Faiano l’8 marzo 2022 ed il cui corpo è stato ritrovato sette mesi dopo, il 25 ottobre 2022, all’interno di un casolare abbandonato della vicina Montecorvino Pugliano.
Quasi un anno dopo quel macabro ritrovamento, lunedì 2 ottobre, nella Parrocchia di Santa Lucia in Quarto Oggiaro a Milano si sono svolti i funerali della ragazza.
Davanti alla bara bianca – accolta in chiesa tra applausi e lacrime – l’omelia del parroco don Giovanni Salatino, che ha detto come “al sangue di Marzia, fa eco il sangue di tutte le donne perseguitate e uccise”, per poi aggiungere che i responsabili della sua morte non vanno considerati come mostri: “Al contrario, sono persone come noi. Sarebbe troppo facile definirle diverse”.
Sono tre le persone indagate per la morte di Marzia, tutte appartenenti al nucleo familiare con il quale la giovane donna viveva a Pontecagnano: Barbara Vacchiano, il marito Damiano Noschese ed il figlio minore della coppia.
Per quest’ultimo, già in carcere a Nisida, disposto nelle scorse settimane il rinvio a giudizio: il 15 dicembre è previsto il processo immediato, ma ieri una richiesta di rito abbreviato condizionato, al fine d’ottenere uno sconto d’un terzo sulla pena, l’ha avanzata la difesa del 15enne. Il ragazzo dovrà rispondere di concorso in omicidio aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dal fine di conseguire l’impunità per i maltrattamenti precedentemente commessi e dai motivi abbietti, nonché per occultamento di cadavere. Il rito abbreviato è condizionato all’escussione di due testi – la compagna del fratello del minore, Vito Vacchiano , proprietaria dello smartphone utilizzato dalla sorella per la videochiamata, e una ragazzina originaria del Marocco, fidanzatina del giovanissimo imputato – e all’acquisizione di due perizie, una psichiatrica (le problematiche del giovanissimo pontecagnanese sarebbero certificate ai sensi della legge 104), l’altra del famigerato «Amm affucat’», frutto della decifrazione del labiale del minorenne, nella videoconfessione choc, senz’audio, alla sorella Annamaria Vacchiano.