Il lunedì nero dei dati Covid in Campania, il giorno che ha visto un significativo balzo dei ricoveri in terapia intensiva (+10 in 24 ore) e soprattutto del tasso di incidenza, che si è attestato al 12,96%, contro il 10,5 della domenica, ha però registrato una diminuzione molto evidente dei nuovi contagi in provincia di Salerno.
Da un punto di vista meramente numerico, perché anche nel salernitano, a preoccupare è il rapporto fra i tamponi analizzati e quelli che hanno mostrato la presenza del virus: in provincia sono stati intercettati altri 203 "test infetti" nei controlli effettuati domenica. La "maglia nera" va al capoluogo dove sono stati ben 34 i tamponi con il virus, ma hanno superato la "doppia cifra" anche Pagani (13) e Scafati (18).
In tutt'Italia si susseguono chiusure (da domani Bologna diventa rossa) e scoperte di nuovi focolai trainati dalle cosiddette varianti, che ormai sono le forme prevalenti di Covid. In particolare quella inglese provocherebbe già oltre la metà dei casi, in base agli ultimi dati raccolti dalle Regioni e elaborati dall'Istituto superiore di sanità. Se si considerano anche la “brasiliana” e la “sudafricana”, le varianti del coronavirus rappresenterebbero tra il 50 e il 60% dei casi. I ceppi mutati trainano i nuovi contagi soprattutto in Piemonte, Lombardia, Veneto e, appunto, nella nostra regione.
Inoltre, secondo un calcolo del CNR si profilano "rischi gravi per le persone", soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Molise e, ancora, Campania. Gli incrementi della curva delle terapie intensive raddoppiano in media ogni 4,6 giorni in Lombardia, 5,3 giorni in Emilia Romagna, 6,3 giorni in Molise e 6,8 giorni in Campania". Questo significa che, ad esempio, in Campania l'aumento di persone in terapia intensiva che avremo fra circa 7 giorni sarà il doppio di quello registrato da sette giorni fa ad oggi. E questo prima ancora del picco di questa terza ondata che il ministro Speranza, ieri, ha ipotizzato dovrebbe arrivare intorno a metà mese, a cavallo del 15.
Un'ulteriore stretta, nei territori dove i numeri crescono velocemente, resta dunque un'ipotesi possibile: dopo due settimane dalla "zona arancione", potremmo anche finire in "zona rossa", quella con il maggior numero di limitazioni. Non ci resta che aspettare cercando di fare la nostra parte: mascherine, distanziamento e lavaggio frequente delle mani.