A fine partita tra i tifosi c’è delusione e preoccupazione. I due sentimenti si mischiano dopo Salernitana-Cagliari. La delusione per una prestazione (l’ennesima) incolore dei granata che hanno pareggiato all’ultimo momento una partita che hanno seriamente rischiato di perdere contro l’ultima in classifica. La preoccupazione verso il futuro perché, ad un quarto di campionato, il campo ha lanciato messaggi molto chiari. Al di là della qualità dei singoli, la Salernitana dimostra ancora una volta di non essere gruppo. Ogni calciatore sembrava che giocasse per sé, ci sono stati ripetuti battibecchi tra compagni e, tolti i primi venti minuti di gara dettati anche dalla spinta emotiva del pubblico, la squadra è apparsa lenta, prevedibile e incapace di organizzare un’azione di gioco. In una parola: spenta. Il cambio in panchina non sembra aver dato i frutti sperati sotto questi aspetti. È ovviamente presto per valutare il lavoro di Pippo Inzaghi ma la sua partita d’esordio non ha cancellato i problemi emersi finora. Dal punto di vista tattico è cambiato qualcosa, sono stati utilizzati elementi diversi in alcuni ruoli ma è l’atteggiamento generale della squadra a deludere e preoccupare. L’arrembaggio finale, frutto di palloni lunghi lanciati verso gli attaccanti messi tutti in campo contemporaneamente, è il segnale disperato di una squadra in evidente difficoltà. Spetta a Inzaghi cercare le soluzioni giuste dal punto di vista tecnico e tattico. Alla società, invece, il compito di valutare con grande attenzione tutto ciò che accade, evitando di trovare colpe o responsabilità in altri campi. Se la Salernitana ha raccolto appena quattro punti in nove partite e ha cambiato pure allenatore è chiaro che c’è più di qualcosa che non va. Tempo per rimediare ce n’è. La serie A è una risorsa preziosa per il club. I tifosi ci sono e ci saranno sempre, al di là della categoria.
Salernitana ancora impacciata alla prima di Pippo Inzaghi
283
articolo precedente