Com’è ormai tradizione, ad una settimana dal Natale, l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, S.E. Monsignor Andrea Bellandi ha indirizzato una lettera ai fedeli salernitani in cui, partendo dall’osservazione della realtà – guerre e violenze che si ripetono con il loro carico di morte, distruzione, odio diffuso; una violenza quotidiana che si annida spesso anche all’interno di rapporti affettivi; un’inarrestabile ondata di migrazioni causate da povertà e conflitti, esito di strategie politiche miranti a salvaguardare gli interessi di pochi e non il bene di molti; emergenze climatiche quasi apocalittiche nonché la desolante fotografia del nostro Paese emersa dall’annuale rapporto CENSIS, dominato dalla paura e dall’inerzia –, auspica di tornare a vedere la luce: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» scrive citando il Vangelo di Luca (2,10-11). “A noi cristiani – aggiunge il presule – è data la responsabilità di innalzare la fiaccola della speranza, in un contesto sociale che rischia di essere dominato, invece, dall’oscurità”. “Ognuno di noi – prosegue – può essere una tessera nella costruzione di quel grande mosaico di fraternità e pace che la famiglia umana è chiamata ad essere, secondo il disegno di Dio”.
Di seguito, il testo integrale della lettera di Natale di S.E. Monsignor Bellandi:
“Carissimi/e,
guerre e violenze che si ripetono con il loro carico di morte, distruzione, odio diffuso; una violenza quotidiana che si annida spesso anche all’interno di rapporti affettivi, avvelenati da illusorie e ingiustificate pretese di possesso; un’inarrestabile ondata di migrazioni dal continente africano e dall’Asia minore, in gran parte causate da povertà e conflitti, esito di strategie politiche miranti a salvaguardare gli interessi di pochi e non il bene di molti; emergenze climatiche dovute anche ad uno sfruttamento del Creato basato sull’interesse delle nazioni e dei grandi networks economico-finanziari.
L’annuale rapporto CENSIS, pubblicato in questi giorni, fotografa altresì un quadro desolante della situazione sociale del nostro paese, in cui il clima psicologico appare dominato dalla paura e dall’inerzia. Una “ipertrofia emotiva” – come viene sintetizzata dal Rapporto – davanti alla quale noi cristiani non possiamo tuttavia rassegnarci, in quanto siamo stati raggiunti e viviamo di quella straordinaria notizia, che risuonerà ancora una volta nella notte di Natale: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,10-11). Questa è la luce che il profeta Isaia preannunziava e che a Betlemme è finalmente apparsa a tutto il “popolo che camminava nelle tenebre”: il Figlio di Dio è venuto tra noi, così da ridestare per sempre la speranza in coloro che lo accolgono e lo riconoscono. E questa speranza, dice San Paolo, “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm 5,5): questo amore è ciò che ci permette di vivere ogni situazione, anche la più drammatica, ma anche di avere compassione di questa umanità ferita e bisognosa, verso la quale abbiamo la responsabilità di testimoniare la Buona Notizia che ci ha raggiunti: “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8).
Ecco, a noi cristiani, anzitutto, è data questa responsabilità di innalzare la fiaccola della speranza, in un contesto sociale che rischia di essere dominato, invece, dall’oscurità. Anche per questo il Santo Padre ci invita – come Chiesa – ad “uscire”, a incontrare la gente, a testimoniare il Vangelo, ad essere missionari in tutti gli ambienti nei quali viviamo – famiglia, parrocchia, realtà del lavoro, mondo della cultura, territorio – proprio per il fatto di essere, oggi, depositari di quell’annuncio straordinario che Dio, per amore nostro, si è coinvolto con noi e rimane presente per confortarci nel faticoso cammino della vita: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Ognuno di noi può essere una tessera nella costruzione di quel grande mosaico di fraternità e pace che la famiglia umana è chiamata ad essere, secondo il disegno di Dio. Che Maria Santissima possa esserci sempre di conforto, di aiuto e di richiamo a questa dignità di figli di Dio a cui siamo stati chiamati, come ha pregato Papa Francesco nell’atto di venerazione all’Immacolata, compiuto lo scorso 8 dicembre a Roma:
Mostraci ancora, o Madre, la via della conversione,
perché non c’è pace senza perdono
e non c’è perdono senza pentimento.
Il mondo cambia se i cuori cambiano;
e ognuno deve dire: a partire dal mio.
Ma il cuore umano solo Dio lo può cambiare
con la sua grazia: quella in cui tu, Maria,
sei immersa fin dal primo istante.
La grazia di Gesù Cristo, nostro Signore,
che tu hai generato nella carne,
che per noi è morto e risorto, e che tu sempre ci indichi.
Lui è la salvezza, per ogni uomo e per il mondo.
Vieni, Signore Gesù!
Venga il tuo regno d’amore, di giustizia e di pace!
Auguri di buon Natale a tutti!”