Come ha reagito Danilo Iervolino agli striscioni esposti durante la gara persa con l’Atalanta dagli ultras della Curva Sud Siberiano, che hanno tirato le orecchie alla società, ai calciatori ed alle istituzioni, tutti compartecipi del fallimento che ha portato alla retrocessione della Salernitana? Lavorando, incontrando Milan, leggendo nuove relazioni del diggì Sabatini ed ascoltando l’ultimo report di mister Colantuono.
Fino alla fine della prossima settimana, il numero uno del club granata continuerà a valutare la serietà dei potenziali acquirenti ma anche le possibili ipotesi di rilancio (l’ultima riguarderebbe l’intervento di un fondo Usa con Milan quale garante della continuità del progetto tecnico). Dopo di che scioglierà le riserve. Magari anche pubblicamente, come preannunciato tempo fa.
Per ora di certo c’è che la Salernitana, dopo la ricapitalizzazione dello scorso mese di marzo, ripianerà il passivo grazie al paracadute che dovrà condividere con le altre retrocesse (e che in parte andrà a ristorare anche le altre partecipanti al prossimo campionato di Serie B). Quindi, la società confida di riuscire a vendere (non svendere) i pezzi pregiati e questa liquidità, unita ad un budget che si dovrebbe aggirare attorno ai 10 milioni di euro, servirà a rivoluzionare la rosa e ad affrontare il prossimo torneo cadetto, all’insegna non dell’austerity ma della sostenibilità economica sì.
Retrocessione significa fare i conti con introiti (derivanti da diritti tv e sponsorizzazioni) molto inferiori rispetto a quelli percepiti in Serie A e, di conseguenza, l’attività andrà complessivamente riparametrata. Va detto che avere meno risorse non significa necessariamente avere meno ambizioni. Molto dipenderà dall’abilità, dalla competenza, dalla rete di amicizie su cui potrà contare il futuro direttore generale, a cui spetterà il compito di pianificare il da farsi per quanto riguarda l’area tecnica ed il parco giocatori.
Più che spendere meno, insomma, il motto per la prossima stagione deve diventare spendere bene.