Nel corso della messa ripetuti richiami alla pace e all'accettazione dei nemici

San Matteo 24, il Pontificale nel segno di San Francesco

Nell'omelia Frate Massimo Fusarelli, Ministro generale dell’Ordine dei frati minori, ha collegato la figura dell'Evangelista a quella del poverello di Assisi
Francesca Salemme

Cattedrale gremita, questa mattina, per il Solenne Pontificale in onore di San Matteo, Santo Patrono della Città.

Tra le autorità presenti in prima fila: il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il sindaco Enzo Napoli, il Prefetto Francesco Esposito, il Questore Giancarlo Conticchio, i vertici provinciali delle forze dell’ordine. Per la Provincia c’era il consigliere Francesco Morra.

A presiedere la cerimonia religiosa l’Arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno Monsignor Andrea Bellandi, mentre l’omelia è stata affidata a Frate Massimo Fusarelli, Ministro generale dell’Ordine dei frati minori che ha collegato la figura dell’Evangelista a quella del poverello di Assisi

“Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” scrive San Matteo in 5,43-45; concetto che San Francesco riprende nel suo Testamento (2Test 7: FF 112) quando parla dei sacerdoti, e alla misericordia nell’accettarli anche nella loro debolezza morale e pastorale: “E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e trovassi dei sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà”.

Matteo si è «convertito» a Cristo, perché ha visto Cristo «convertirsi» a lui, fermarsi e girarsi dalla sua parte. Francesco però, nello slancio di san Matteo va oltre: conosceva la guerra e le sue logiche perverse. Ha osato pensare oltre e porre gesti di pace, paradossali e apparentemente inutili. Eppure, ancora ne parliamo e sono un lievito di pace e di incontro tra culture e fedi diverse.

Al termine della celebrazione l’arcivescovo nel ringraziare frate Massimo ha ribadito il compito dei cristiani di essere come Francesco “artigiani instancabili di pace”; e suo tramite ha inviato al Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinal Pizzaballa, – anch’egli un figlio di San Francesco – i più affettuosi sentimenti di vicinanza: “Possa lo sguardo di amore di Gesù raggiungere ancora una volta il cuore delle donne e degli uomini del nostro tempo, come raggiunse quello del giovane Levi-Matteo, così da infondere nuova linfa di speranza alla nostra comunità, permettendo di guardare al futuro con quella certezza lieta di essere sempre accompagnati, sostenuti e consolati da quell’amore di Dio che mai delude e che ci chiede di esserne strumenti fattivi in questo nostro mondo, a cominciare da coloro che ci stanno accanto”.

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