in regione si registra il numero più alto di reati in applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati

Ecomafie, per Legambiente la Campania è ancora maglia nera

La provincia di Salerno prima per i reati del cemento
Francesca Salemme

Con 5.549 reati accertati di illegalità ambientale nel 2019 la Campania segna un'impennata senza precedenti nell'attacco delle ecomafie, + 44% rispetto all'anno precedente. Ben 4.231 le denunce e 24 le persone arrestate, cui si aggiungono 1.777 sequestri. Secondo il rapporto “Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”, realizzato da Legambiente, per il 26esimo anno consecutivo la Campania è maglia nera nell'illegalità ambientale, nel ciclo dei rifiuti e del cemento. Napoli si conferma prima provincia d'Italia per numero di reati ambientali (2.207), seguita da , che scala ben sei posizioni rispetto al 2018, con 1.161 reati, più del doppio rispetto al 2018. Sesta la provincia di Avellino con 885 reati e quindicesima Caserta con 574 reati ambientali. Considerando l'arco temporale dal 1997 al 2019 i reati ambientali accertati in Campania sfiorano quota centomila e precisamente 99.341, con 81.694 persone denunciate o arrestate e 27.928 sequestri effettuati. In questi anni a spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 90 clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell'economia circolare. Nonostante la reazione dello Stato – la Campania registra il numero più alto di reati in applicazione della legge 68 del 2015 sugli ecoreati, ben 158, con 181 persone denunciate e 4 arrestate,insieme al sequestro di 98 beni per un valore complessivo di 32,7 milioni di euro – i ladri di futuro continuano infatti ad accumulare profitti e patrimoni illeciti, spesso difficili persino da individuare.

«I numeri e le storie raccolte nel rapporto – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania- dimostrano inequivocabilmente come il crimine ambientale sia essenzialmente un crimine d'impresa. Se le mafie continuano a essere una minaccia per l'ambiente e gli ecosistemi, una parte rilevante la giocano, come sempre, imprese, imprenditori e professionisti spregiudicati e senza scrupoli e pubblici dipendenti infedeli avvinti dalla corruzione . Le risorse ambientali sono, per queste ragioni, ad alto rischio di predazione ecocriminale”.

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