In Campania la graduatoria migliore ce l'ha Avellino, 73esima; la peggiore Napoli, penultima

Qualità della vita, vince Bergamo. Il Sud agli ultimi posti

Salerno è 92esima nell'indagine del Sole 24 Ore che misura il benessere nei territori italiani attraverso 90 indicatori
Francesca Salemme

Nell’anno dell’approvazione dell’autonomia differenziata, la tradizionale classifica della qualità della vita del Sole 24 ore, dimostra quanto già profondo sia il divario tra il settentrione d’Italia e la parte meridionale della Penisola incoronando le province di Bergamo, Trento e Bolzano mentre tutto il Sud del Paese è agli ultimi posti. La top 10, infatti, vede una predominanza delle province del Nord Est e l’assenza delle grande aree metropolitane, fatta esclusione per Bologna che è nona, con Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto tra le Regioni più presenti. Monza-Brianza tallona il podio, seguita da Cremona. Segue Udine, vincitrice dell’edizione 2023, Verona e Vicenza, attigue a livello geografico e anche in classifica, Bologna come detto è nona, Ascoli Piceno decima. A rimanere immutata rispetto agli anni passati è la marcata concentrazione delle province del Mezzogiorno nella parte bassa della classifica: la maglia nera, quest’anno, è Reggio Calabria, ultima tra le ultime. In Campania la graduatoria migliore ce l’ha Avellino, 73esima; la peggiore Napoli, penultima, in mezzo Benevento 76esima, Salerno 92esima, Caserta 101esima. Ma dalla posizione 83 del ranking in poi è una sfilata di territori del Sud. L’indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, societa’ e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Se dalla fotografia il Mezzogiorno sembra un malato cronico, alcuni dati evidenziano però un cambio di marcia: il trend del Pil pro capite che premia alcune realtà, così come il valore tendenziale delle presenze turistiche. L’aumento dell’attrattività sul piano economico, si accompagna a una maggiore accessibilità sul fronte dell’affitto o acquisto di immobili e a una minore inflazione, creando condizioni potenzialmente favorevoli per il futuro.

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