Il figlio di don Peppino: “non si può mai dire di no alla Salernitana per una questione affettiva”

Gerardo Soglia: “pronti ad impegnarci per la Salernitana”

Soglia a LIRATV: “va allenata anche la testa dei calciatori, alla società manca un’ancora a cui appoggiarsi e i risultati in campo si vedono”
Alessandro Ferro

E’ indissolubilmente legata alla storia della Salernitana la famiglia Soglia e chissà che non possa far parte anche del presente o del futuro del club granata. Ospite di Goal su Goal a LIRATV, Gerardo Soglia, figlio dell’indimenticato presidente Peppino della promozione in serie B del 1990, non chiude la porta.

“Non si può mai dire di no alla Salernitana per una questione affettiva. Mio padre era malato della Salernitana e mi ha portato la prima volta allo stadio quando avevo sette mesi. Semmai dovesse essermi chiesto sicuramente un impegno da parte della nostra famiglia ci sarà, lo abbiamo sempre fatto negli anni in vari modi e sotto varie forme. Quindi sicuramente sì”.

Gerardo Soglia analizza l’attuale fase della Salernitana. “In questo momento, in una situazione così delicata, è ancora più importante la presenza della società perché una società forte e organizzata deve isolare la squadra, farla essere concentrata sull’obiettivo e non far sentire i condizionamenti esterni. In questo momento manca alla società un’ancora a cui appoggiarsi e i risultati in campo si vedono”.

Facendo riferimento alla sua esperienza da presidente del Pescara, Gerardo Soglia spiega cosa servirebbe alla Salernitana. “Nei calciatori bisogna allenare anche la testa. Nella mia esperienza al Pescara ho sempre sostenuto che c’era l’allenatore che allenava le gambe e si occupava di tatttica ma poi ci doveva essere qualcuno che allenava la testa. Credo che la Salernitana abbia una buona, una discreta squadra”.

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