L'Azienda ospedaliera condannata: secondo i giudici i sanitari causarono la tetraparesi spastica

Parto gestito male al Ruggi, 1 milione di risarcimento

I fatti risalgono al 1999, ma il Tribunale di Salerno non li ha ritenuti prescritti: "la prescrizione non decorre dal momento del fatto lesivo, ma da quando il danneggiato diventa consapevole del fatto e delle conseguenze"
Francesca Salemme

Quest’anno compirà 26 anni la giovane donna nata nel lontano aprile 1999 all’ospedale Ruggi di Salerno, che durante il parto ha riportato dei danni permanenti causati – come hanno stabilito in una sentenza i giudici salernitani – dalle cattive pratiche utilizzate durante le fasi del travaglio, e che riceverà – come titola la Città in edicola oggi – un maxirisarcimento danni da 1 milione di euro.

Tutto cominciò quando la madre andò al Ruggi per il parto. La sua era stata  una gravidanza regolare, e inizialmente anche nel corso del travaglio tutto procedeva regolarmente: i tracciati risultavano nella norma, così come le contrazioni e le dilatazioni. Ciononostante, gli operatori sanitari, sulla scorta di una diagnosi di ipocinesia uterina che, però, non era risultata nei tracciati, forzarono il parto, prima somministrando alla donna l’ossitocina, e poi utilizzando una ventosa ostetrica.

Al momento della nascita le funzioni vitali della neonata apparvero subito compromesse tant’è che venne rianimata e successivamente ricoverata nella Terapia intensiva neonatale del Ruggi. Successivi accertamenti rivelarono gravi lesioni cerebrali e danni permanenti che hanno configurato una tetraparesi spastica e un ritardo mentale medio-grave.

I periti ascoltati nel corso del processo hanno evidenziato che le lesioni provocate alla neonata sono “diretta conseguenza della gestione inappropriata del parto”: puntando il dito contro l’utilizzo dell’ossitocina – il cui utilizzo è previsto solo in casi di effettiva necessità clinica – e della ventosa ostetrica. I difensori dell’AOU, dal canto loro, avevano sollecitato la sopraggiunta prescrizione, visto che l’azione legale è stata intrapresa in ritardo, diversi anni dopo il parto. Ma il tribunale di Salerno, con una decisione che farà scuola, ha evidenziato che “la prescrizione non decorre dal momento del fatto lesivo, ma da quando il danneggiato diventa consapevole del fatto e delle conseguenze”.

L’Azienda Universitaria, ricorrerà in appello.

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