Sovraffollamento e caos per la leadership fra le celle

Violenze a Fuorni: l’allarme del Sinappe al Governo

«Ormai siamo abbandonati»
Antonio Esposito

Sovraffollamento, tensioni etniche e violenze sempre più frequenti. Il carcere di Fuorni è al collasso, e gli ultimi episodi di scontri tra detenuti di origine magrebina hanno riacceso i riflettori su una crisi che dura da anni. A inizio settimana, all’interno della struttura di via del Tonnazzo, un gruppo di detenuti si è affrontato a colpi di pezzi di legno ricavati dai tavoli, lanciandosi anche olio bollente. Uno scenario che, secondo il Sinappe (Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria), è solo l’ultimo campanello d’allarme di un sistema al limite.  «Sono anni che denunciamo il sovraffollamento e la mancanza di strutture adeguate», afferma Daniele Giacomaniello, consigliere nazionale del Sinappe. «La situazione è insostenibile: detenuti con problematiche psichiatriche non hanno assistenza, il personale è sottodimensionato e i continui episodi di violenza mettono a rischio la sicurezza di tutti».  A Fuorni, il problema è aggravato dalla crescente presenza di detenuti magrebini, spesso coinvolti in scontri per il controllo delle celle. «Fenomeni che prima si vedevano al Nord, ora sono qui», spiega Giacomaniello. Nonostante l’eccellente lavoro degli agenti di polizia penitenziaria, coordinati dal comandante del reparto e dal direttore dell’istituto, la situazione resta critica. «Non si può usare lo straordinario come ordinarietà», avverte il sindacato.  Il Sinappe lancia un appello al Governo: «Da troppi anni siamo abbandonati a noi stessi. Serve un intervento immediato per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori e dei detenuti. Il sistema è al collasso, e gli episodi di disordine sono sempre più frequenti». Intanto, a Fuorni, il rischio di nuove violenze resta alto.

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