Nel provvedimento approvato dal Consiglio dei ministri le norme per il contrasto alla violenza sulle donne

Il femminicidio diventa reato, punito con l’ergastolo

Aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn
Francesca Salemme

“Femminicidio” non è più solo la parola usata per indicare la morte violenta di una donna, ma un reato specifico, punito con il massimo della pena: l’ergastolo. Questa la bozza del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il via libera ieri, alla vigilia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna. “Un traguardo importante” per la premier Giorgia Meloni, “una novità dirompente, non solo giuridica ma anche sul piano culturale” per la ministra alle Pari Opportunità Eugenia Roccella che parla di “un tentativo di produrre un mutamento culturale”. La norma oltre a incrementare le pene nei confronti dei responsabili di femminicidi prevede aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn. Ed ancora, per le pratiche di mutilazioni degli organi genitali femminili che riguardano tante migranti che vivono in Italia. Pene più dure anche per chi provoca lesioni permanenti al viso, come quelle provocate dal lancio di acido che tante vittime ha mietuto, ma anche per l’omicidio preterintenzionale, l’interruzione di gravidanza non consensuale, gli atti persecutori e chi costringe con la forza una donna a compiere o subire abusi sessuali. La nuova normativa prevede modifiche anche per quanto riguarda i magistrati: i Pm dovranno ascoltare direttamente le vittime senza delegare l’audizione alla polizia giudiziaria e sono estesi anche per loro gli obblighi formativi.  Il ddl limita anche l’accesso ai benefici penitenziari per coloro che compiono reati del codice rosso ed introduce il diritto per le vittime di essere avvisate anche dell’uscita dal carcere dell’autore condannato a seguito di concessione di misure premiali.

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