A Napoli finisce a ombrellate. Il classico coperchio che salta quando la situazione va in ebollizione. Un eccesso incomprensibile che magari arricchirà – si spera – chi è bravo a tradurre i fatti in numeri da giocare al lotto ma che rende l'idea di quanto e come si stia dividendo l'opinione pubblica sul versante scuola. Chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, ovvero: chi la vuole chiusa, perché, purtroppo, la famosa luce in fondo al tunnel è ancora un puntino e chi la vuole aperta e al diavolo la Dad. Proprio ieri, nel nostro TG, abbiamo dato voce a quelli del Coordinamento "Scuole Aperte" che portano avanti la tesi secondo la quale la scuola si fa solo a scuola, argomentando la loro posizione netta innanzitutto con la necessità di restituire ai bambini e ai ragazzi la socialità perduta ormai da quasi un anno.
Non ci piove, ma probabilmente non ci piove nemmeno sulle preoccupazioni di quei docenti, di quei genitori che temono che la ripresa delle attività didattiche in presenza possa coincidere con un possibile aumento dei contagi. Intanto, si prova a mettere in campo ogni azione possibile affinchè la ripartenza dell'anno scolastico sia davvero in sicurezza, con la riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico – punto nevralgico, se non decisivo della questione – e affidandosi alla prevenzione, come fatto dalla Regione Campania che, in vista del programmato ritorno in presenza nelle scuole, sempre compatibilmente con la situazione epidemiologica, ha chiesto e ottenuto l'invio di 350.000 test antigenici, che arriveranno alla fine di questa settimana. In tempi brevi sarà dunque definito un programma di screening a tappeto per il personale scolastico, e anche per i lavoratori del trasporto pubblico.