E' corsa contro il tempo per ripristinare la viabilità lungo la direttrice Salerno-Vietri e lungo la 163 amalfitana di località Vagliendola, entrambe franate ad inizio febbraio durante l'ondata di maltempo sul Salernitano.
Il sopralluogo ad Amalfi del consulente tecnico incaricato dalla Procura di Salerno, il professore Settimio Ferlisi, sarà un punto fermo della relazione pronta ad arrivare sul tavolo dei magistrati che stanno indagando sulla frana di località Vagliendola, staccatasi il 2 febbraio dopo le copiose piogge dell'ondata di maltempo in Divina Costa.
Docente del Dipartimento di Ingegneria Civile dell'Università di Salerno, Ferlisi è chiamato ad accertare le cause del grosso movimento franoso: tra le ipotesi, c'è quella cella cattiva manutenzione e della non corretta esecuzione di alcuni lavori recenti. A due settimane esatte dal crollo, il cantiere resta sotto sequestro. È stato possibile solo precedere con una sommaria messa in sicurezza, per scongiurare pericoli ulteriori demolendo i corpi sospesi ed i materiali franosi, massi e fango, per circa 1500 metri cubi. La relazione del professor Ferlisi, cui darà corpo anche un video realizzato con droni, è molto attesa dalla Procura che ha già fatto esaminare i grossi massi crollati e trasferiti sulla Darsena.
Intanto il sindaco di Amalfi, Daniele Milano, ha chiesto alla Procura di poter intervenire con la chiodatura ed il fissaggio delle reti corticali, prima di ricostruire la sede viaria all'altezza di Via Annunziatella. Ma anche se la prossima settimana dovesse arrivare il via libera, la conclusione dei lavori sostenuti da Anas e Regione è prevista per gli inizi di giugno, con la prima parte della stagione turistica compromessa.
Discorso a parte merita la frana di Vietri, lungo Via Croce: qui si lavora con i rocciatori per rimuovere i materiali pericolanti ma già si pensa ad un parziale ripristino della carreggiata per inizio marzo e – salvo imprevisti- alla completa riapertura della strada per inizio aprile. Lavori che costeranno non meno di 400mila euro e di cui dovranno farsi carico in parte i proprietari del costone franato.