Ci sono voluti tre anni di indagini per capire a fondo il sistema Parotti, la droga ed il riciclaggio dei capitali sporchi. L'azione di Carabinieri e DDA di Salerno non si ferma e punta a mettere a fuoco il ruolo di altre persone.
Il sistema Parotti
Tre anni di indagini per capire a fondo come il gruppo che faceva capo a Fiorenzo Parotti era riuscito a stabilire contatti diretti con i narcotrafficanti sudamericani o balcanici, senza passare per l'intermediazione dei clan napoletani e dell'area vesuviana. Tre anni di indagini per riuscire a decodificare ore ed ore di intercettazioni criptate dagli indagati con il sistema dell'encrochat o dell'end to end tramite blackberry. Roba complessa, certamente messa a punto da menti e mani esperte. Segno che Fiorenzo Parotti il salto di qualità lo aveva fatto davvero, servendosi di una rete di gregari albanesi e di una trama di contatti che dai Balcani risaliva fino ai trafficanti olandesi di amnesia, hashish ed altre sostanze, per non parlare dei rapporti con i cartelli di Panama e Brasile, per la cocaina stipata nei container destinati al Porto di Salerno. Il referente in America Latina era German Aguilar, detto El Fakir, membro del gruppo paramilitare delle Farc. La Direzione Distrettuale Antimafia ed i Carabinieri si sono presi tutto il tempo necessario per comprendere quali strade prendessero i venti milioni di euro annui che l'organizzazione riusciva a ricavare dalla droga, scoprendo il riciclaggio nelle imprese e nelle società costituite ad hoc anche per ottenere finanziamenti pubblici.
Il timore di altre infiltrazioni
Tra i 25 arrestati non ci sono solo criminali in senso stretto, uomini d'affare legati alla droga, ma anche persone che nel sistema di reimpiego dei capitali hanno avuto comunque in ruolo decisivo, il cui apporto andrà ulteriormente chiarito. Emblematico è il caso della società con intestatari fittizi che gestiva il ristorante – pizzeria A' Puntella, a Salerno, che aveva ottenuto un finanziamento di Invitalia nel progetto “Resto al Sud”, un fondo perduto da 70 mila euro. Operazioni come quella di ieri rilanciano il tema dell'infiltrazione malavitosa nell'economia messa a dura prova dalla crisi e dall'emergenza Covid, come dimostrano le indagini e le preoccupazioni degli inquirenti.