E' stato l'assassinio plateale di Armando Faucitano, il 26 aprile di cinque anni fa, ad aprire scenari di indagine nuovi sul malaffare tra agro e vesuviano.
L'agguato
L'omicidio di Armando Faucitano ha fatto da spartiacque nelle vicende criminali del territorio scafatese a cavallo fra le province di Salerno e Napoli. Proprio quell'assassinio così plateale, in piazza Falcone e Borsellino a Scafati, di domenica mattina, con l'esplosione di ben tredici colpi di pistola calibro 9, ha squarciato il classico velo sul malaffare degli uomini legati al locale clan Matrone e al sodalizio degli Aquino Annunziata di Boscoreale.
I gruppi
Gruppi di camorra che cinque anni fa si trovarono d'accordo sulla decisione di uccidere Faucitano, che aveva 46 anni, si trovava ai domiciliari e poteva uscire solo per due ore al mattino. Assuntore di stupefacenti, fu punito per una partita di droga non pagata (circa 700 euro), ma la ferocia dell'agguato spinse gli inquirenti ad andare oltre, scoprendo che in realtà nella decisione di uccidere forse avevano pesato ancor di più le informazioni che Faucitano aveva iniziato a passare alle forze dell'ordine.
Gli scenari
Come mandante ed esecutore del delitto, fra gli altri, in galera è finito Carmine Alfano detto "bim bum bam", personaggio di spicco della malavita del posto, la cui influenza non sarebbe cessata nemmeno con la condanna e la detenzione in carcere. Ma quel delitto di cinque anni fa ha dato la stura ad una serie di indagini ed approfondimenti che hanno svelato trame ed affari, patti e saldature come pure frizioni spesso sfociate in punizioni ed avvertimenti. La platealità dell'omicidio Faucitano, in un luogo affollato e con due caricatori svuotati sulla vittima, sono stati il segnale di un cambiamento di strategia che gli investigatori hanno saputo cogliere, stroncandone il salto di qualità.