Vincenzo De Luca sfiora il 70% e si impone per altri cinque anni alla guida della Regione Campania in forza di un consenso bulgaro che polverizza gli altri sei avversari, che insieme non fanno nemmeno la metà dei suoi voti.
Evanescente la coalizione di centrodestra, che con Stefano Caldoro non va oltre il 18%. Delusione anche fra i Cinquestelle, che si fermano al 10%. Numeri da pochi decimali per Granato, Saltalamacchia, Angrisano e Cirillo.
Il dato parla da solo: De Luca guadagna oltre venti punti percentuali rispetto a cinque anni fa mentre Caldoro riesce nell'impresa del minimo storico: va detto, a parziale attenuante, che la riproposizione della stessa sfida negli ultimi tre lustri non ha giovato all'appeal della competizione elettorale. Ma è certo che le quindici liste di De Luca avevano un portato di radicamento territoriale capace di macinare consensi a tempo di record, senza contare che la proposta di De Luca è risultata credibile anche in settori estranei al centrosinistra, finendo con l'intercettare pure chi ideologicamente è su posizioni tradizionalmente differenti.
Al presidente riconfermato spetta la responsabilità di rappresentare tutti e la consapevolezza di aver imposto una leadership regionale pronta a pesare anche su scala nazionale: basti pensare che la lista De Luca Presidente si colloca a ridosso del Partito Democratico.
Al centrodestra tocca raccogliere le macerie ed interrogarsi seriamente sul futuro e sulla necessità di affidare la ricostruzione a menti e mani capaci. Ai Cinquestelle il voto consegna altri cinque anni di opposizione ma pure un bagno di realtà che conferma la discrasia tra il voto politico ed il voto amministrativo, finora il vero handicap dei pentastellati.