Lotito, critiche per lo “scivolone” sul razzismo

Redazione

Nel giorno in cui la Figc richiama all’ordine i presidenti delle squadre di calcio, invitandoli a fare di più sul tema del razzismo, di stretta attualità visto quanto accaduto nelle prime giornate di campionato, si registra un clamoroso scivolone di Claudio Lotito. Non è tanto il tentativo di giustificare l’ingiustificabile, ossia gli ululati razzisti, quanto appunto lo scivolone dialettico a scatenare un putiferio attorno al patron di Lazio e Salernitana, che inciampa sul tema del razzismo proprio a margine di un Consiglio federale che voleva responsabilizzare le società obbligandole a prendere provvedimenti per combatterlo. «Non sempre la vocazione ‘buu’ corrisponde effettivamente a un atto discriminatorio o razzista – ha sostenuto il numero uno del club biancoceleste – ma andrebbe interpretato. Ricordo che quando ero piccolo, spesso a chi non era di colore, che aveva la pelle normale, bianca, gli facevano ‘buu’ per scoraggiarlo a segnare il gol davanti al portiere». Ecco la frase pronunciata da Lotito lasciando la Federcalcio, una frase che ha lasciato attoniti i colleghi presenti e che ha fatto storcere il muso a chi l’ha ascoltata successivamente, in particolare per l’uso della parola “normale” che in automatico risulta discriminatoria, nonostante il tentativo immediato di rettificare, aggiungendo “di pelle bianca”. Un incidente lessicale piuttosto significativo da parte del co-patron granata il quale poi aggiunge anche altro: «La Lazio – sottolinea Lotito, con una sorta di excusatio non petita – ha tanti giocatori di colore e non penso che la società faccia distinzione del colore della pelle. I comportamenti della società da questo punto di vista sono sotto gli occhi di tutti». E’ giusto ricordare che pochi giorni fa la Roma ha deciso di escludere a vita dallo stadio un tifoso colpevole di aver rivolto frasi razziste sui social a Juan Jesus. Inoltre, il nuovo modello organizzativo di gestione della Figc regolamenta la responsabilità delle squadre professionistiche che devono prevedere, tra le altre cose, misure idonee a rilevare tempestivamente situazioni di rischio, adeguati meccanismi di controllo e persino adottare un codice etico, che di certo non prevede frasi come quelle pronunciate da Lotito.

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