E' durata 141 intensissimi giorni l'avventura di Walter Sabatini a Salerno. Centrata una clamorosa salvezza in Serie A, dando corpo a quel famoso 7% finito su magliette, striscioni, tazze e soprattutto nella testa dei giocatori, il direttore sportivo, forte del rinnovo di un altro anno del contratto che andava solo depositato, aveva iniziato già a lavorare per costruire la nuova Salernitana per la stagione 2022/23.
Qualcosa, però, s'è spezzato, probabilmente prima dello strappo definitivo di ieri, quando il club ha comunicato via pec all'operatore di mercato che poteva ritenersi libero. La questione relativa al rinnovo di Lassana Coulibaly (800 mila euro, per il calciatore portato a Salerno da Fabiani), divenuto automatico con la salvezza, con le provvigioni da un milione di euro per i suoi tre procuratori (due stranieri ed uno italiano), cozza con l'idea di Iervolino di un calcio nuovo, non più schiavo degli agenti, nel quale i giocatori saranno chiamati ad interfacciarsi direttamente col numero uno granata sulla questione ingaggi, ma anche con la classifica stilata dalla Figc, secondo la quale nella stagione appena terminata, la Salernitana è stata ultima per spese nei confronti dei manager dei calciatori (20esima con appena 1 milione e 200 mila euro). E questo, nonostante l'ingente ricorso al mercato di riparazione resosi necessario vista la situazione disperata di classifica alla fine del girone d'andata.
Sicuramente ci sarà stato dell'altro, ma l'amaro in bocca resta perché Sabatini era riuscito a far breccia nel cuore dei tifosi e il suo modo d'intendere il calcio, romantico, d'altri tempi, aveva consentito a molti tifosi di riappacificarsi con quell'universo pallonaro da cui s'erano allontanati, per le dinamiche che avevano caratterizzato le scorse stagioni. Resterà il rimpianto di non sapere che rosa sarebbe riuscito ad allestire Sabatini, se avrebbe concretizzato altre operazioni di mercato stile Ederson o Bohinen, che in un futuro nemmeno tanto lontano serviranno a rimpinguare le casse del club. Ma è chiaro che se era venuta meno la fiducia nel rapporto tra lui ed il presidente, la conclusione non poteva che essere questa.