Processo cagnolina Chicca, le motivazioni della sentenza

Redazione

Lo scorso 8 aprile Antonio Fuoco, il responsabile morte della cagnolina Chicca, avvenuta a febbraio di due anni fa, è stato condannato in primo grado a ventuno mesi di reclusione per maltrattamento ed uccisione di animali. Nella giornata di ieri sono state depositate le motivazioni della sentenza numero 1299 del 2019, oggi rese note dall’avvocato Annabella Messina, che in aula ha rappresentato sette delle dodici associazioni che si sono costituite parte civile nel processo. Sebbene il legale di Fuoco abbia preannunciato che farà appello, si tratta in ogni caso di un verdetto esemplare, con pochi precedenti in materia. Infatti, malgrado la riduzione che gli spettava per aver scelto il rito abbreviato, la pena è stata comunque considerevolmente aumentata per recidiva reiterata ed anche in considerazione della personalità del soggetto. “…non v’è dubbio che quanto accaduto il 15 febbraio 2017 ben si inscriva in un contesto di comportamenti inutilmente violenti e rabbiosi nei confronti del cane, che denotano una concezione del rapporto tra uomo e animale di tipoproprietario (nell’ambito del quale non stona, come obiettato dal difensore, ma anzi si inquadra senza contraddizioni, il fatto che, a detta della ***, all’imputato in casa capitasse anche di coccolare Chicca, perché rivela che il cane fungeva strumentalmente da oggetto dei suoi stati d’animo, quelli positivi e quelli negativi).

…Non solo l’imputato ha senza dubbio cagionato, per le ragioni fin qui esposte, la morte di Chicca, ma lo ha fatto con modalità tali da urtare la sensibilità umana verso gli animali, ciò che costituisce in ultima analisi l’oggetto della tutela della fattispecie in questione.

Benché il legislatore abbia inserito in modo disgiuntivo nella norma i due requisiti ulteriori (rispetto alla morte dell’animale) che definiscono lilliceità della condotta tipica – ovvero che il fatto sia commesso con crudeltà e senza necessità” – e debba dunque ritenersi che basti per la configurabilità del reato la sussistenza di uno solo di essi, ciò nondimeno nel caso di specie luccisione del cane è avvenuta nel concorso di entrambi i detti requisiti…”.

Significativa, inoltre, anche l’entità del risarcimento danni che il giudice ha attribuito in favore di ciascuna parte civile, riconoscendo, in questo modo, valore alla tutela degli animali che perseguono le associazioni. Una sentenza che ribadisce la necessità di denunciare sempre tutti gli episodi di violenza nei confronti degli animali. Nel riportare le motivazioni, il Comitato Uniti per Chicca ringrazia chi avuto il coraggio di denunciare: senza di loro oggi non ci sarebbero né un colpevole né una condanna.

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