Il caso dei sicari presi “in prestito” per uccidere Aldo Autuori a Pontecagnano

Redazione

Antonio Tesone e Gennaro Trambarulo sarebbero i due sicari presi in prestito dai clan Licciardi e Mallardo per eliminare Aldo Autuori, che aveva fatto “lo scostumato”- come emerge da un’intercettazione- con i reggenti dei Pecoraro-Renna a Pontecagnano. Autuori, dopo un lungo periodo di detenzione, si era rimesso in affari nel settore dei trasporti su gomma ed aveva iniziato a pestare i piedi a Francesco Mogavero, riferimento sul territorio in quel campo.

Poche settimane prima dell’agguato mortale in Via Alfani, Autuori aveva avuto una discussione proprio con Mogavero e con i gemelli Sergio ed Enrico Bisogni, referenti del clan Pecoraro-Renna. In quell’occasione, avrebbe fatto “lo scostumato” e per questo andava punito. Ma per farlo, Mogavero ed i Bisogni pensano di chiedere supporto ad esponenti dei clan Licciardi e Mallardo dell’area napoletana e stabiese. Il perché è presto spiegato da due motivi. In primo luogo la necessità di fare un lavoro “pulito”, da professionisti, con manovalanza abituata a sparare ed uccidere; in secondo luogo, per il rapporto d’affari che lega i reggenti dei Pecoraro-Renna ai Licciardi-Mallardo, proprio nel settore del trasporto su gomma.

Insomma, l’eliminazione di Autuori avrebbe fatto comodo a tanti e lo sgarro sarebbe stato solo un pretesto per togliere di mezzo un concorrente. Le fasi di preparazione dell’omicidio sono documentate da numerose intercettazioni, fatte dagli inquirenti seguendo altre indagini. Le tappe sono serrate, le precauzioni accurate ma non sufficienti a depistare Procura e Carabinieri, che mappano le chiamate dalle cabine telefoniche, gli sms, gli appuntamenti e gli incontri tra Mogavero, Bisogni e Luigi Di Martino di Castellammare di Stabia, intermediario per il clan Mallardo.

Il collegamento con i Licciardi, invece, è assicurato dal killer Antonio Tesone; mentre l’altro esecutore materiale del delitto- Gennaro Trambarulo- viene prestato proprio dai Mallardo dopo il via libera arrivato dal boss in libertà vigilata a Sulmona. Nonostante il pesante quadro indiziario, il gip ha ritenuto non sufficienti gli elementi di colpevolezza a carico di Tesone e Trambarulo, negando il loro arresto. Ma la Direzione Distrettuale Antimafia ha già pronto il ricorso a Riesame.

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