21° anniversario frane Sarno e Quindici, geologi: il 91% dei comuni italiani è ancora a rischio

Redazione

21 anni sono trascorsi da quella notte e il ricordo della catastrofica alluvione che ha lasciato segni indelebili nella popolazione e nei paesi delle province di Salerno, Avellino e Caserta riaffiorano nella mente di chi ha vissuto quel drammatico evento. Morirono 160 persone, di cui 137 a Sarno e 11 a Quindici, in provincia di Avellino. Tremila persone rimasero sfollate: 180 case furono distrutte e altre 450 furono danneggiate. La distanza temporale che ci separa da quei fatti sembra abbia indebolito la comune percezione del rischio eppure, 21 anni dopo, il 91% dei Comuni è ancora a rischio di dissesto idrogeologico. E’ la situazione attuale, descritta dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Lorenzo Benedetto, consigliere del Consiglio Nazionale dei Geologi ricorda che “dati pubblicati recentemente indicano che solo nel 2018, frane e alluvioni hanno causato 38 morti e nel periodo che va dal 2000-2018 hanno perso la vita in totale 438 persone”. «La normativa emanata a seguito dell’emergenza Sarno e di altri eventi successivi (alluvione di Soverato) – aggiunge Benedetto – ha consentito di compiere un significativo passo in avanti in termini di conoscenza degli scenari di rischio idrogeologico dell’intero Paese, attraverso i Piani per l’Assetto Idrogeologico (Pai), redatti dalle ex Autorità di Bacino, a cui purtroppo non sono seguite azioni concrete di mitigazione e gestione dei rischi individuati”. A distanza di 21 anni da Sarno, per il geologo campano “c’è ancora tanto da fare per determinare condizioni di sicurezza più accettabili per il rischio idrogeologico che attanaglia l’intero Paese. Dunque sarebbe importante ad esempio: approfondire sempre di più le conoscenze dei fenomeni aggiornando i Pai, attuare una corretta pianificazione territoriale per evitare di costruire nelle zone pericolose, realizzare interventi strutturali e non strutturali, presidiare e monitorare le aree a rischio ed infine operare una seria e continua manutenzione del territorio. Tutte queste azioni devono andare di pari passo con la diffusione della conoscenza nella popolazione dei corretti comportamenti che occorre tenere per salvaguardare la propria incolumità in caso di frane o alluvioni», conclude Benedetto

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