In Appello confermati i proscioglimenti, anche se i fatti sussistono. Sono di lieve entità
Se davvero i seicento dipendenti dell’Ospedale Ruggi finiti nella rete di magistratura e Guardia di Finanza- e bollati come “furbetti del cartellino”- si fossero assentati dal lavoro in modo sistematico, si sarebbero creati disservizi tali da lasciare sguarniti interi reparti.
Cosa che, nei fatti, non è accaduta. Potremmo racchiudere in questo assunto il presupposto che ha spinto la Corte d’Appello di Salerno a confermare quanto già deciso dal gup Pietro Indinnimeo riguardo al comportamento dei dipendenti dell’Ospedale di Salerno indagati per truffa dal pm della Procura, Francesco Rotondo e dalla Guardia di Finanza.
La tesi era che costituissero, nel loro insieme, una specie di “sistema”, ovvero che all’Ospedale Ruggi vi fosse un andazzo consolidato nel farsi timbrare il cartellino da un collega. Secondo l’accusa, ne conseguivano delle assenze dal posto di lavoro. Secondo le difese articolate dai legali degli indagati, la prassi- se c’era- non era finalizzata all’assenteismo semmai ad evitare di passare il badge in ritardo.
Infatti, capitava che molti dipendenti del Ruggi passassero il loro cartellino ad un collega perché non riuscivano a trovare parcheggi; perché impegnati a cambiarsi prima del turno; perché stavano ricevendo le consegne dal turno smontante. Spiegazioni che hanno convinto il gup Indinnimeo, il quale in primo grado ha addirittura prosciolto tutti perché «il fatto non sussiste». Spiegazioni che hanno retto pure in Appello, anche se la Corte ha rilevano l’esistenza dei fatti, seppure di lieve entità.
In altre parole, al Ruggi non c’era nessun sistema truffaldino; piuttosto un uso improprio del cartellino marcatempo. E’ così che circa seicento posizioni finite sotto indagine potrebbero essere interamente riviste.
Caso a parte, invece, fanno i sette assenteisti seriali ripresi dalla Guardia di Finanza a timbrare per poi lasciare l’ospedale e recarsi a fare altre faccende. Per loro è già arrivato il licenziamento.
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