I giudici amministrativi respingono il ricorso presentato dai legali delle Fonderie Pisano. E lo fanno con un’ordinanza dotata di equilibrio e di aspetti inediti che possono condizionare l’evolversi della vicenda relativa alla fabbrica di Fratte.
I Pisano, in pratica, chiedevano di poter rimanere aperti nonostante il provvedimento di chiusura emesso dalla Regione Campania per una validità di 45 giorni. Termine entro il quale le Fonderie avrebbero dovuto adeguarsi alle prescrizioni per garantire la regolarità degli impianti.
Il Tar, rigettando la sospensiva chiesta dai Pisano, certifica la preminenza del diritto alla salute rispetto ad altri diritti primari. Ma, al contempo, ammette che il diritto alla salute non può atteggiarsi a “tiranno”.
Vuol dire che se da un lato bisogna tutelare i lavoratori che operano in quella fabbrica ed i cittadini che risiedono attorno alle Fonderie, dall’altro i Pisano devono essere messi in condizione di adeguarsi alle prescrizioni sulle migliori tecnologie possibili per abbattere l’impatto ambientale e rendere la fabbrica sicura.
E’ qui che il Tar rileva la carenza di indicazioni riconducibile sia all’Arpac che alla Regione Campania. Laddove agenzia ed ente locale non hanno fornito indicazioni sufficientemente chiare sulle misure che le Fonderie Pisano devono adottare per garantirsi la regolarità della produzione.
Di più. I giudici del Tar hanno letto nelle relazioni dell’Arpac che l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha definito “esiziale” il pericolo rappresentato dalle Fonderie Pisano. Il lemma “esiziale” significa senza dubbio “mortale”: e ciò vale sia per i cittadini che per i lavoratori.
E’ per questo che il Tar applica all’ordinanza di oggi il principio di precauzione ricavato dalla giurisprudenza moderna, che riconosce la preminenza del diritto alla salute.
Inoltre, pur tenendo chiusa la fabbrica, chiede alla Regione di fornire ai Pisano entro 60 giorni le indicazioni sulle misure alle quali conformarsi. In alternativa, gli stessi Pisano possono rendere sicura la loro Fonderia comunicando alla Regione e all’Arpac quanto fatto.
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