Il guanto di sfida lanciato ieri da Vincenzo De Luca al Governo sul commissariamento della sanità campana è destinato a lasciare il segno.
Il presidente della giunta regionale insiste: non ci sono ragioni per tenere in piedi il commissariamento della sanità in Campania. Il messaggio è chiaro per chi- a Roma- vuole pigiare l’acceleratore sulla norma cosiddetta anti-De Luca, ovvero quella previsione di legge che rende incompatibili gli incarichi di governatore e commissario.
De Luca va oltre e dice che di commissari non ne servono più. Perché se è vero che dieci anni fa la Campania era sull’orlo di un baratro finanziario per colpa della gestione allegra della sanità, oggi questo non si può più dire con certezza.
I numeri, infatti, dicono altro. E De Luca questo lo ha già rivendicato il 22 novembre scorso a Roma, al ministero della Salute, snocciolando dati che documentano il rientro da debito ed anzi la possibilità di investire ed assumere.
A patto, però, che lo stesso dicastero si pronunci a favore del piano ospedaliero regionale, consenta la stabilizzazione dei precari, sblocchi i fondi per l’edilizia sanitaria, certifichi- insomma- il buon lavoro che si sta facendo. Lo scontro tra Regione Campania e Governo gialloverde va in scena a Napoli, all’ospedale Cardarelli, dove c’è il bilaterale con il Niguarda di Milano.
De Luca parla di«lavoro immane messo in campo, non in 30 anni, ma in 20 mesi», ricorda che «nel 2009 la sanità campana aveva accumulato quasi 8 miliardi di debiti. Ma ora sul bilancio nessuno può dire nulla».
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