Dopo la decisione della Cassazione sulle Fonderie, la palla ripassa ai tavoli istituzionali

Redazione

Dichiarato inammissibile dalla Cassazione il ricorso sul dissequestro delle Fonderie Pisano, la questione dovrebbe- finalmente- spostarsi dalle aule di giustizia ai tavoli istituzionali. Il problema vero, infatti, non è più sapere se le Fonderie siano o meno compatibili con il contesto urbano di Fratte, quanto piuttosto capire i tempi di una necessaria delocalizzazione altrove. I giudici della Suprema Corte di Cassazione ieri sera hanno messo la parola fine alla fase cautelare della vicenda giudiziaria dei Pisano, ritenendo inammissibile il ricorso così come proposto dalla Procura di Salerno: non si conoscono ancora le motivazioni, ma appare evidente che la Cassazione abbia ritenuto sufficienti le ragioni esposte nella seconda pronuncia del tribunale del Riesame sul dissequestro delle Fonderie. Uno dei legali dei Pisano, l’avvocato Guglielmo Scarlato, esprime soddisfazione per la decisione della Suprema Corte, chiedendo senso di equilibrio e responsabilità in una fase molto delicata. Chi ci rimane male, invece, è il comitato Salute e Vita: «Non nascondiamo la delusione per la decisione della Cassazione che ha ritenuto inammissibile il ricorso – commenta il presidente Lorenzo Forte- restiamo in attesa di leggere le motivazioni, ma andremo avanti per chiedere alla politica di fare la sua parte e trovare una soluzione definitiva». «Ed è proprio per sollecitare le istituzioni che domenica mattina saremo in presidio a Fratte» – conclude Forte. Nel frattempo, l’azienda rimane chiusa in forza della sospensione di 45 giorni decisa dalla Regione Campania sulla scorta della relazione dell’Arpac che ha attestato il mancato superamento di determinate criticità ambientali ed il mancato utilizzo delle migliori tecnologie possibili.

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