Una catena di errori sarebbe alla base della morte di un bimbo di tredici anni, a dicembre, cui non fu diagnosticato in tempo una grave forma di diabete. Sette i medici indagati. Pubblicati gli esiti dell’autopsia. Dalla perizia dei medici legali Tarsitano e Correa, nominati a dicembre dal pm D’Alitto della Procura di Salerno, viene fuori il quadro disarmante di una catena di errori, umani, professionali ed organizzativi, dai quali dovranno difendersi i sette indagati per la morte del piccolo Alessandro Farina, il 13enne di Pellezzano morto nel giorno di Santo Stefano nel reparto Rianimazione dell’Ospedale Ruggi d’Aragona, dopo un calvario che durava dal 23 dicembre. Le conclusioni dei medici che effettuarono l’esame autoptico sono state rese note dopo l’accesso agli atti chiesto dalla famiglia del bambino, per tramite dell’avvocato Federico Conte. In pratica, dal medico curante al personale del 118, fino alla catena Pronto Soccorso-Reparto del Ruggi, nessuno si sarebbe reso conto che il piccolo Alessandro soffriva di una grave forma di diabete giovanile di tipo 1, che avrebbe preteso un protocollo per un percorso terapeutico ben diverso da quello seguito nel caso concreto. Quando il tredicenne arrivò in ospedale il 23 dicembre con gonfiore alla lingua e al labbro inferiore, dal quadro sintomatico descritto doveva emergere già il sospetto di un diabete. Il medico del pronto soccorso avrebbe dovuto disporre altri accertamenti, come l’esame delle urine e del sangue, per riscontrare il livello della glicemia. Ed invece, Alessandro fu rimandato a casa con una cura cortisonica per una presunta reazione allergica che non c’era. Sentitosi male nel giorno di Natale, fu soccorso da un equipaggio del 118 il cui medico somministrò dell’insulina, rischiando di aggravarne la situazione. Fu solo in seguito al secondo accesso al Ruggi che dal prelievo ematico risultò un valore altissimo della glicemia: ma a quel punto la disidratazione e l’edema cerebrale e polmonare erano irreversibili. Spetterà adesso all’autorità giudiziaria assumere le determinazioni necessarie, non prima di aver sentito in contraddittorio gli indagati ed i loro consulenti.
Dall’autopsia sul piccolo Alessandro, morto a dicembre, l’ipotesi di una catena di errori
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