L’ultima relazione semestrale della Dia, la direzione investigativa antimafia, offre un quadro ricco di conferme e per questo ancora inquietante del crimine a Salerno e provincia. L’incedere degli ultimi fatti di cronaca nel capoluogo impone una riflessione aggiuntiva su quanto sta cambiando nelle dinamiche malavitose della città, a cominciare dagli assetti che permangono- come quelli che si muovono saldi negli ambienti legati ancora ai vecchi capi del clan D’Agostino-Panella. E’ sempre quello il punto di partenza di ogni approfondimento investigativo e anche dell’indagine conoscitiva che dà fondamento al rapporto della Dia. Nella relazione emerge ancora una volta con chiarezza che a Salerno si fanno affari con ogni tipo di droga, ma restano tradizionali e core business della malavita pure l’usura e l’esercizio abusivo del credito, oltre alle estorsioni. Anzi, il traffico e lo spaccio di droga sembrano essere per i sodalizi più strutturati una sorta di canali d’approvvigionamento per puntare ad altro: e qui entrano in gioco i capitali che finiscono nelle attività commerciali o ricettive- per essere ripuliti e riciclati- oltre all’aspirazione agli appalti in edilizia e servizi. Accanto ai gruppi storici, a Salerno città si fanno strada giovani e meno giovani con le piazze di spaccio suddivise in zona precise, tant’è che appare palese come il lungomare cittadino- ad esempio- sia stato quasi appaltato agli extracomunitari d’origine africana. Gruppi emergenti che si fanno strada anche grazie ai numerosi arresti e alle condanne degli esponenti storici e dei vecchi ras, il che accade anche in molti altri contesti della Provincia di Salerno. E così- tanto per citare alcuni esempi- dalla mappa della Dia vengono fuori i soliti nomi, come i Fezza-D’Auria-Petrosino a Nocera-Pagani (cui si affiancano i sempreverdi Mariniello, Cuomo e Tempesta), i Loreto-Ridosso a Scafati, i Serino a Sarno, i Graziano tra Siano e Bracigliano, i Bisogno a Cava-Vietri, i Fabbrocino nel Cilento che si saldano con le ‘ndrine calabresi ioniche o tirreniche settentrionali, i Genovese nella Valle d’Irno, i Pecoraro-Renna nella Piana del Sele. Su tutti, agisce ed influisce pure la longa manus dei clan partenopei che dalle nostre parti continuano a fare affari. https://www.youtube.com/watch?v=XF3b0Vlm_SE
Dia: da relazione semestrale conferme su assetti criminali a Salerno e provincia
87
articolo precedente