Vent’anni per Luca Gentile, l’omicida reo confesso di Eugenio Tura de Marco. Si chiude in questo modo, al termine del rito abbreviato, il processo per l’assassinio delle Fornelle, che ha tenuto banco per oltre un anno anche per gli aspetti emersi a margine di una vicenda che ha mantenuto inalterate le tinte del giallo. Ancora durante le arringhe finali di accusa e difesa è venuta fuori la contraddittorietà delle tesi a confronto: da un lato il pm Elena Guarino, che ha rimarcato la volontà di uccidere da parte di Gentile e l’inconsistenza delle spiegazioni addotte dall’omicida, che portavano a minacce ed avance sessuali; dall’altro la difesa degli avvocati Lizza e Gassani che hanno provato a far passare l’ipotesi della reazione ad un ennesimo approccio sessuale e della coltellata sferrata per una sorta di legittima difesa, quindi senza premeditazione del delitto. Il movente starebbe nell’intenzione di Eugenio Tura de Marco di imporre la fine della relazione tra la figlia Daniela e Luca Gentile. Il giudice Stefano Berni Canani, nella sentenza che ha concluso l’abbreviato, salomonicamente non riconosce né le aggravanti (tra cui quella del legame familiare) proposte dall’accusa né le attenuati poste dalla difesa, e condanna Luca Gentile a 22 anni di reclusione (a fronte dei 30 richiesti), con un sensibile sconto di pena. L’avvocato Rizzo, per le parti civili rappresentante dalle figlie del carrozziere ucciso, ha ottenuto una provvisionale di 100mila euro, ma Daniela Tura de Marco, la fidanzata di Gentile all’epoca del delitto, rimane al centro della vicenda per il concorso morale nell’omicidio ipotizzato sulla base dei messaggi scambiati via cellulare con il suo Luca nelle ore precedenti e successive all’assassinio.
Omicidio delle Fornelle: vent’anni di carcere per Luca Gentile
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