Ieri ai microfoni di Lira Tv ha parlato il professor Francesco di Salle, Ordinario e direttore del Master ABA all’Università degli Studi di Salerno, dopo il convegno al Comune di Salerno sull’autismo. Scopriamo meglio il metodo. ABA, acronimo di Applied Behavior Analysis (Analisi Comportamentale Applicata), è la scienza applicata che deriva dalla scienza di base conosciuta come Analisi del Comportamento (Skinner, 1953). Il termine appare per la prima volta formalmente nel 1968 sulla rivista JABA – Journal of Applied Behavior Analysis. La nascita dell’Analisi Comportamentale Applicata può, però, essere fatta risalire agli anni ’50-’60 quando alcuni studiosi (Skinner, Bijou, Baer, Lindsey) iniziarono ad applicare i metodi dell’analisi sperimentale del comportamento al comportamento umano. L’attenzione dell’ABA è rivolta ai comportamenti socialmente significativi (abilità scolastiche, sociali, comunicative, adattive) e questo la rende adatta ad essere applicata a qualsiasi ambito di intervento e non, come comunemente (e erroneamente) si pensa, solo all’autismo. Grazie al rigore scientifico e metodologico che la caratterizzano, ha ottenuto tantissimi successi nell’ambito della disabilità in generale e dell’autismo in particolare, per cui viene ampiamente adottata e applicata in tali settori ma non nasce per l’autismo. Nasce, ripetiamo, come applicazione dei principi dell’analisi comportamentale e pertanto può essere applicata a svariati ambiti. L’efficacia dell’ABA applicata all’autismo è riconosciuta già a partire dai primi anni ’60 (Wolf et al., 1964), ma è dal 1980, anni in cui l’autismo veniva considerata una patologia incurabile, che Lovaas, psicologo e professore dell’Università di California Los Angeles (UCLA), ha dimostrato l’efficacia dei suoi interventi comportamentali intensivi in oltre il 47% dei 19 pazienti che seguiva. Una caratteristica fondamentale dell’ABA è quella di essere evidence-based ovvero basata sulle evidenze, su prove d’efficacia. Un esperto di analisi del comportamento adotta esclusivamente procedure che le ricerche in ambito scientifico hanno dimostrato essere efficaci applicandole con rigore scientifico ed effettuando un costante monitoraggio dei risultati raggiunti. In Italia ha resistito l’ormai abbandonata teoria psicogenetica dell’autismo, che faceva riferimento alla teoria psicoanalitica e in particolare al pensiero di Bettelheim, e c’è stata una notevole difficoltà di diffusione dell’analisi comportamentale applicata. È stata la tenacia e la pressione dei genitori di bambini con autismo a far abbandonare tale teoria e a far entrare in vigore il metodo ABA, utilizzato in molti paesi e in America, sua patria, già dal secolo scorso. La situazione italiana è complicata e come sempre sottolinea una ignoranza e un’ arretratezza generale disarmante. I professionisti sono quasi tutti stranieri, prevalentemente provenienti dalla Norvegia e dal Regno Unito, capiscono e parlano poco la nostra lingua e non conoscono bene la nostra cultura, il nostro sistema familiare, il nostro sistema scolastico e il nostro sistema sanitario. I costi sono ancora molto elevati e tutto ricade sulle famiglie. Ora il tempo è maturo per la diffusione dell’analisi comportamentale applicata anche in Italia. IESCUM ha sviluppato un modello integrato denominato MIPIA – Modello Italiano di Intervento Precoce e Intensivo per l’Autismo. Tutte le informazioni sono prese dal sito http://www.abautismo.it/doceboCms/index.php?special=changearea&newArea=40 e per qualsiasi chiarimento o maggiori informazioni vi consiglio di consultarlo. Vi consigliamo anche la visione di questo video realizzato dalla National Autistic Society. “La realtà vista con gli occhi di un bambino autistico”. https://youtu.be/Lr4_dOorquQ
ABA, capiamone di più.
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