«Io non ho chiesto rinforzi, ho un gruppo di giocatori che si impegnano». Così Grassadonia l’11 gennaio nella famosa intervista-sfogo. Ieri, invece, il tecnico granata ha detto che si aspettava qualche rinforzo dal mercato. Delle due l’una: o Grassadonia non raccontava il vero un mese fa quando si professava soddisfatto della squadra a disposizione oppure oggi mette le mani avanti cercando un alibi che possa in qualche modo giustificare un rendimento deludente. Prima non servivano rinforzi mentre ora ci volevano. Una contraddizione evidente che caratterizza una stagione da dimenticare sotto diversi aspetti, dalle scelte societarie alla gestione tecnica. Grassadonia ha dato un’impronta che prima mancava alla squadra, è abile nel lavoro degli allenamenti, un po’ meno in quello durante le partite e nella scelta degli uomini da mandare in campo. Lo diciamo ricordando le esclusioni di Merino, il mancato utilizzo di Capone, l’impiego col contagocce di Dionisi e la scelta di schierare titolari Statella a Vicenza e Millesi a Frosinone, due giocatori che pochi giorni dopo sono andati via rinnegando il recente passato alla Salernitana. Di fronte ai 10 punti raccolti in 12 gare (rendimento da retrocessione) Grassadonia torna a parlare del mercato criticando di fatto l’operato di Lombardi e Salerno. Invece di occuparsi dei suoi risultati negativi che non hanno cambiato l’andamento di una squadra avviata alla retrocessione, il tecnico granata sposta il tiro sui mancati rinforzi quando invece un mese fa diceva che la squadra andava bene. Per coerenza dovrebbe ammettere di avere tra le mani un gruppo migliore con Merino, Fava, Dionisi, Capone, Balestri, Peccarisi ed altri ancora, ma forse la coerenza non fa parte del mondo del calcio.
Le contraddizioni di Grassadonia
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