Nell’occhio del ciclone, dove i venti sono sempre e solo di guerra, dove è meglio chiudere le imposte perché devastanti possono risultare anche gli spifferi. La Salernitana è in brandelli, brandelli svolazzanti, agitati dal mulinello di negatività che non sembra attenuarsi. La sconfitta interna col Gallipoli è stata soltanto la punta dell’iceberg; sotto c’è Lombardi che deve fronteggiare la situazione ed evitare il precipizio su cui è stato portato da scelte sbagliate ed infruttuose in sede di costruzione. E mentre la città si divide tra chi pensa che sia il caso di concentrarsi già sul piano di rilancio per la prossima stagione in Lega Pro e chi invece, non intende alzare bandiera bianca prima del tempo; in mezzo c’è Lombardi chiamato a fare di tutto per salvare il salvabile di una stagione nata male e proseguita peggio ma che non è ancora finita. Il Presidente ha passione, pazienza e buona volontà, ma in questo bailamme anche lui sta cominciando a perdere il senso di orientamento. Avvoltoi in agguato svolazzano sui resti di una stagione fallimentare in tutto e per tutto; si parla di nuovi soci in entrata, ci sono i contenziosi con gli ex soci e poi vengono fuori i soliti nomi di sempre, le solite cordate, il solito tormentone ma di concreto nulla se non che siamo alla vigilia di un’altra campagna elettorale e di politici sul carro granata, in questo momento, sarebbe meglio farne a meno. Sotto la punta dell’iceberg c’è una squadra che se ne frega altamente della maglia, con diversi giocatori con la testa altrove e verso i quali andavano pur presi i provvedimenti annunciati e poi ritirati. Niente esclusioni, niente decisioni, ritiro a Peschiera del Garda per fare ancora una volta gruppo in attesa dei risultati che mancano terribilmente a questa Salernitana. Sotto la punta dell’iceberg c’è un allenatore, anzi due che dovranno lavorare per dare una impronta alla Salernitana e tirare fuori il meglio da un gruppo chiamato ad uno scatto d’orgoglio nelle ultime quattro partite prima della sosta per evitare di essere già retrocessi a Natale. E poi ci sono i tifosi che – come amanti traditi – non riescono in alcun modo a dimenticare, a perdonare, a riaffezionarsi. Insomma, di tutto, di meno. L’ideale sarebbe un bel silenzio-città, ovvero un silenzio-stampa allargato a tutti, in attesa che finisca presto questo incubo e, in silenzio, progettare nei minimi dettagli il rilancio. Salerno deve ricompattarsi per il bene della Salernitana: divisi non si giunge alla méta.
Salernitana tra salvezza e cordate
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