Prima del Nabucco al Verdi

Redazione

C’è tutto il patriottismo ottocentesco nel Nabucco denso di chiaroscuri andato in scena ieri sera al Teatro Verdi di Salerno. La sostanza è nell’orchestra diretta dal Daniel Oren, il corpo nelle voci piene del coro diretto da Lucio Petruzziello e nel talento del più grande baritono italiano, Leo Nucci e del soprano Dimitra Theodossiu. Le vicende del re Nabucodonosor e della principessa del regno di Babilonia Abigaille si sistemano in modo brioso in un allestimento essenziale, che nulla aggiunge all’originale verso cui il regista Proietti e lo scenografo Conti sembrano nutrire rispetto al punto da rinunciare ad ogni orpello, limitandosi ad una scena che ispira simpatia e tenerezza. I costumi quasi in bianco e nero confermano la scelta di un Nabucco asettico che il pubblico del massimo cittadino sembra gradire, dai tradizionalisti ai più giovani. C’è molto del Verdi del 1842, anno della prima rappresentazione a Milano, con un tocco di brio tipico del modo d’essere di Gigi Proietti.

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