La gara di sabato scorso ha confermato le potenzialità della Salernitana, capace per mezz’ora di imbrigliare la seconda della classe e di creare le palle gol più nitide, ma anche i limiti della formazione granata, scioltasi ancora una volta come neve al sole di fronte alla prima difficoltà. Tra i meriti da ascrivere al team di Grassadonia, c’è indubbiamente la voglia di lottare, di non mollare fino al 90esimo, contro tutto e tutti. Arbitri compresi. Il 4-3-1-2 riproposto al Braglia è il modulo in grado di valorizzare le qualità di Merino, esalta la capacità di inserirsi negli spazi di Soligo e le doti di combattente di Montervino, premia la rinnovata verve di un Peccarisi mai così preciso. Il tecnico granata schiera contemporaneamente le due punte, per dare peso ad un reparto che non riesce a risultare incisivo sotto porta. Purtroppo la stagione è sciagurata, né Fava né Caputo riescono ad invertire la tendenza, motivo per cui, rinforzi a parte, sarebbe probabilmente il caso di lanciare nella mischia Dionisi, sgombro mentalmente rispetto ai compagni ed estremamente carico dopo i 3 gol in 2 apparizioni (poco più di 40 i minuti giocati dall’attaccante di Rieti). Al Braglia, contro il Modena, sabato prossimo l’attaccante del Livorno spera di avere una chance dal primo minuto. Tornando alle note stonate, errori di Polito a parte, la sensazione è che l’ingaggio di Balestri non abbia risolto la questione terzino sinistro, mentre Kyriazis è tutt’altro che a suo agio sulla destra e in questo modulo la spinta dei terzini è fondamentale. L’ingenuità commessa sul terzo gol fotografa appieno l’annata storta del greco, fuori posizione e bruciato in velocità dall’avversario in un’azione in cui granata, temporaneamente in 10 uomini, si stavano ancora assestando. Jadid si sta ristabilendo, Capone aspetta un’opportunità di mettersi in mostra concretamente, Cozza potrebbe essere l’arma in più per sabato, quando la Salernitana farà a meno dello squalificato Stendardo. La sua sostituzione è al momento il problema principale per Grassadonia.
Salernitana tra progressi e soliti errori
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