Bassolino ritiene che sia «davvero sconcertante e politicamente incomprensibile che non si sia ricercato con la determinazione necessaria un accordo su nomi esterni a singoli partiti ma capaci di unire la coalizione». Gli ultimi colpi di coda di un Governatore al crepuscolo rivelano quanto sconcertante sia, in realtà, quel modo di fare politica che De Luca definisce da sempre come “politicante”: la ragione dei partiti prima dei bisogni reali della gente, gli equilibrismi di coalizione prima della chiarezza sui programmi; i veti incrociati anteposti alla lealtà, i tatticismi in luogo di un linguaggio di verità. Occorre una svolta alla quale il Governatore uscente ancora si oppone. La campagna di De Luca per le regionali riparte da dove la Regione ha finora fallito. Due esempi per tutti: la necessità di invertire la rotta sulla gestione della sanità, premiando i meriti, abbattendo debiti e sprechi; l’utilizzo dei fondi europei su progetti concreti senza disperderli sulla base delle clientele territoriali. Questi i presupposti da cui partire se si ragiona nell’ottica del fare; se ci si avvita su questioni di partiti e coalizioni lo spettacolo è quello poco edificante visto finora a livello regionale. Sull’altro fronte, l’effetto novità della candidatura del socialista Caldoro potrebbe scemare se continua a pesare la longa manus nell’organizzazione della macchina elettorale dei due garanti politici del centrodestra campano: Nicola Cosentino per l’area ex Forza Italia e Mario Landolfi per l’area ex An. Un assetto chiaro fin dalla presentazione di Caldoro all’Hotel Excelsior, cinto dai due esponenti PdL che finiscono col fare ombra sull’innovazione della proposta del centrodestra. Stretto tra Cosentino e Landolfi e legato agli umori di De Mita, Caldoro rischia di perdere la freschezza dell’appeal generato all’atto della sua candidatura. A questo punto, i giochi si riaprono.
Regionali: si riaprono i giochi
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