Il ballo che diventa sballo e già non ci siamo, poi quando nemmeno quello basta più ecco che vengono fuori le risse, che sembrano più regolamenti di conti tra bande che bravate. Ed ecco allora che spuntano le spranghe, le lame, addirittura le pistole del branco, cioè di quelli che continuano a credere che la violenza sia la strada più comoda e breve per arrivare al consenso ed al rispetto altrui. E’ la tristissima storia di due amici, Giorgio e Gerardo, che in una notte di follia hanno tentato di uccidere un ragazzo per motivi futili, magari uno sguardo di troppo ad una ragazza, chissà. Un pregiudicato già abituato all’uso delle armi ed un incensurato, entrambi provenienti dai prefabbricati di Fratte, lì dove abita il disagio ma non certo la violenza, così come generalmente – e sbrigativamente – si dice. “Sono ragazzi dei containers” è una frase che sembra una sentenza già scritta, ma è solo un luogo comune. Perché in quei containers ci sono famiglie oneste che lottano quotidianamente con mille problemi. Il seme di quella cieca violenza che stava per ammazzare Gianluca De Sio è da ricercare altrove, non certo tra i prefabbricati. Quel seme va scovato tra ragazzi che hanno perduto il lume della ragione e che conoscono a menadito solo il decalogo del “perfetto bullo di periferia”. Dovessero capire cos’è la vita e quanto è bello viverla, certamente non la metterebbero mai a rischio. Né la loro, né quella altrui.
Quei ragazzi dei containers
87
articolo precedente