Lo strappo è difficile da ricucire. Accade nel calcio, anche ai campioni più importanti. La stella di Arturo Di Napoli non brilla più. Rimettere insieme i cocci di un rapporto rotto è impossibile quando manca il collante fondamentale: quello con il pubblico, con la società e anche con alcuni compagni. Capace tanto di esaltarsi, quando viene osannato dalla piazza, quanto di deprimersi, quando non sente più la fiducia sulle sue spalle. Arturo Di Napoli è così: può trasformarsi in un giocatore straordinario ma anche incupirsi e dare meno di quanto potrebbe. Questione di stimoli ma non solo. Da primo attore a comparsa qualunque, passare dal palco al dietro le quinte non è semplice. Nella settimana più importante Di Napoli resta in disparte, si allena da solo dopo aver giocato appena 31 minuti nelle ultime due partite contro Avellino ed Ascoli. Il popolo non è più dalla parte del condottiero della promozione, Re Artù cade dal trono, perde lo scettro e se ne va. L’anno prossimo lo potremmo vedere a Lecce ma ci sono anche altre squadre interessate. Quest’anno ha detto “no” a Mantova, Brescia ed altre ancora ma ormai il suo addio è scontato. A Di Napoli non sono bastati 12 reti (miglior cannoniere granata) per evitare critiche a volte anche feroci. In due stagioni ha segnato 33 gol decisivi per la promozione in serie B e probabilmente anche per la salvezza di quest’anno. Contro il Bari la sua “ultima” all’Arechi in uno stadio che l’ha incoronato. Non ci sono repliche, la storia di Arturo Di Napoli con la Salernitana sta per scrivere la parola “fine”.
L’ultima di Re Artù all’Arechi
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