Si chiama “Atlante” l’operazione che ha consentito di mettere fine a trent’anni di attività illecite: l’estrazione abusiva di materiale calcareo e sabbioso, esercitata in aree sottoposte a vincolo idrogeologico e dell’autorità di Bacino, avrebbe creato un vero e proprio disastro ambientale. Le indagini sono scattate un anno fa su segnalazione del Comune di Montecorvino Pugliano. L’attività investigativa dei Carabinieri del Noe condotta con la collaborazione tecnica del Dipartimento scientifico dell’Università di Salerno e del C.i.g.a., centro informazioni geotopografiche aeronautiche, ha consentito di scoprire il fenomeno di deturpamento del territorio. Sono sette le aree sequestrate e otto le persone denunciate. Fin dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico sono all’opera per dare esecuzione ai provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Salerno. Assieme ai colleghi del comando provinciale e del 7° elinucleo di Pontecagnano, i militari del Noe hanno sequestrato in tutto sette aree di cava, nel territorio di Montecorvino Pugliano, per una superficie complessiva di circa 300 ettari. Si tratta di un sequestro preventivo d’urgenza disposto dal pm della Procura della Repubblica di Salerno, Angelo Frattini. Sono otto in tutto le persone denunciate per aver svolto attività di coltivazione di cava in contrasto con il vigente strumento urbanistico. Si tratta di rappresentanti legali e gestori di fatto delle aziende operanti nel settore estrattivo. Sono stati sequestrati anche diversi impianti di frantumazione, numerose pale meccaniche ed autocarri per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Con l’operazione Atlante si è chiusa la prima parte delle indagini. Resta ora da verificare la posizione delle aziende coinvolte anche nell’acquisto dei materiali estratti illegalmente.
Montecorvino Pugliano, operazione
109
articolo precedente