Alfano (cdx) o Alfieri (csx) i nomi in ballottaggio

Provincia, domani si sceglie il successore di Strianese

Il terzo polo si divide: Renzi con Alfieri, Calenda lascia libertà di voto
Francesca Salemme

In corsa per succedere a Michele Strianese, nella carica di presidente della Provincia di Salerno, ci sono (in rigoroso ordine alfabetico) Sonia Alfano, prima donna candidata alla presidenza della Provincia, primo cittadino di San Cipriano Picentino e dirigente di Fratelli d’Italia e Franco Alfieri, sindaco del Comune di Capaccio, esponente del Partito Democratico.

Appuntamento con il voto per le elezioni provinciali, domani, all’interno dei saloni di Palazzo Sant’Agostino a Salerno. Urne aperte dalle 8 alle 20, dunque, ma, solo per tutti i sindaci ed i consiglieri comunali della provincia, così come accade dal 2014, con il metodo elettorale introdotto con la legge 56, meglio conosciuta come legge Delrio, dal nome del suo maggiore ispiratore. Una legge che, rimasta monca in quanto inserita nel più ampio processo di revisione costituzionale naufragato con il voto contrario del referendum del 2016, ha svuotato gli enti provincia a metà, con il risultato che pur senza presidenti e consigli votati dai cittadini, risorse e personale insufficienti, gli enti hanno continuato a gestire servizi pubblici essenziali come le scuole e la viabilità (5100 edifici scolastici nei quali studiano più di 2,5 milioni di ragazzi e 130mila chilometri di strade, pari all’80% della rete viaria nazionale con 30mila ponti, viadotti e gallerie).

Ora, in attesa di una riforma o superamento di tutta o parte della legge del 2014 e dell’edizione a suffragio universale del presidente della provincia e dei consiglieri tutti, vale la pena ricordare che domani si voterà solo per il presidente, mentre il consiglio provinciale resterà identico a quello eletto lo scorso dicembre e che rispetto ai due candidati in corsa il Terzo Polo si è diviso: mentre Italia Viva di Matteo Renzi ha annunciato il sostegno a Franco Alfieri, il direttivo di Azione di Carlo Calenda ha deliberato di “lasciare libertà di voto, anche di astensione per quanti dovessero ritenerlo”.

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