I clan criminali reinvestivano i proventi delle loro illecite attività all’estero (in particolare in Spagna) ma anche sul territorio, in settori tra l’altro particolarmente delicati. Come emerso nel corso della conferenza stampa di ieri, dopo aver estromesso dal territorio Antonio Petrosino D’Auria, il clan Fezza-De Vivo, oltre a controllare il mercato degli stupefacenti, imponendosi con richieste estorsive e minacce si era infiltrato anche nell’economia legale.
In particolare, è stato appurato che in un periodo delicatissimo, come quello del lockdown per la pandemia di Covid 19, l’organizzazione facente capo a Francesco Fezza ed Andrea De Vivo si è imposta da maggio 2020 nel settore delle sanificazioni, estromettendo ditte locali con metodi intimidatori e violenti.
Significativo è il pestaggio di un imprenditore concorrente, costretto a cedere il passo ad una società gestita da Alfonso Marrazzo, titolare della Cooperativa Pedema, di fatto controllata dal sodalizio criminale. Assicuratosi il monopolio nel settore delle sanificazioni, non solo il clan Fezza-De Vivo impose prezzi maggiorati ma, come è stato dimostrato, non utilizzò nel corso dei propri interventi prodotti disinfettanti bensì acqua.
Il clan Fezza-De Vivo aveva il monopolio delle sanificazioni
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