Lo dicevamo ieri: la riorganizzazione non deve trasformarsi in approssimazione e quindi penalizzazione per i cittadini, soprattutto quando si parla di salute. Il servizio di soccorso in ambulanza, che non prevede più la presenza del medico sui mezzi sicuramente rientra in una ottimizzazione generale, ma è qualcosa che va maneggiato con cura, visto che scatena inevitabilmente quelli che abbiamo definito “i viaggi della speranza” – seppur interprovinciali – come accaduto ieri ad un giovane di Agropoli. Nel pomeriggio, avverte forti dolori e un gonfiore anomalo ad una gamba: il padre non chiama nessuno ma si mette in macchina e lo accompagna all’Ospedale di Agropoli, dove i medici, dopo una sommaria visita, invitano i due a recarsi altrove. Partono i sepolcri: si va a Vallo della Lucania, anche in tal caso, dopo una veloce visita generale, piuttosto che una diagnosi arriva il consiglio di recarsi in altro presidio con più alta specializzazione per mancanza, ci auguriamo solo temporanea, di specialisti in chirurgia vascolare. Il giovane sta male, il padre decide di trasportarlo al Ruggi di Salerno dove, dopo il triage, è stato necessario attendere fino a mezzanotte per una consulenza di chirurgia vascolare e gli esami di routine. Arriva la diagnosi? Macchè! L’ennesimo consiglio: “rivolgetevi ad un Centro Trombosi. I genitori del ragazzo hanno presentato un esposto sull’accaduto, per il rilievo di eventuali profili omissivi o ipotesi di reato.
Agropoli: giovane sta male, via ai “sepolcri” tra ospedali
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