Il 26 agosto di 27 anni fa a Salerno faceva caldo tanto da togliere il respiro. Proprio come oggi, in queste traverse quasi nascoste del quartiere Torrione, lì dove vanno ad incontrarsi via Gaurico e via Parisi, in quella che ha preso il nome di Piazza Vittime del Terrorismo. Le colonne di fuoco delle Brigate Rosse, in quell’epoca di piombo, si alimentavano di sangue e di armi: a Salerno erano giunti dalla Calabria e da Torino, per dare scacco allo stato. Un agguato studiato a tavolino e tecnicamente nemmeno pienamente riuscito, visto che fu ferito anche un civile. Per 6 fucili, caddero 3 uomini nel fiore degli anni: Antonio Palombo, caporale dell’Esercito e gli agenti di Polizia Antonio Bandiera e Mario De Marco, che erano accorsi ai primi spari. Questo il ricordo del Presidente della Provincia Edmondo Cirielli. L’attacco al cuore dello stato, che segnò indelebilmente l’intera comunità salernitana, segnalò una ulteriore, violenta escalation della guerriglia terroristica. Un male che – a detta del Questore Roca – non è stato ancora del tutto debellato.
27 anni dopo la strage
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