Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio Paestum, è stato arrestato ieri con l’accusa di corruzione e turbativa della libertà degli incanti. Secondo quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Valeria Campanile, Alfieri rappresenta un rischio per l’inquinamento delle prove. “È emerso in maniera incontrovertibile – scrive il gip – che l’indagato ostacola la ricerca della prova, comunicando con i propri interlocutori tramite bigliettini manoscritti, poi strappati e gettati, come chiaramente documentato dalle intercettazioni ambientali”.
Le indagini della Guardia di Finanza hanno confermato l’uso di questi “pizzini” da parte del politico, ex sindaco di altri tre Comuni, nel tentativo di eludere i controlli. Alfieri, infatti, era stato fotografato mentre utilizzava tali metodi per comunicare. L’ordinanza sottolinea anche un episodio avvenuto pochi giorni prima delle perquisizioni del gennaio scorso, quando Alfieri avrebbe disposto una bonifica del proprio ufficio alla ricerca di microspie, insieme a uno dei coindagati.
Nell’ambito della stessa inchiesta sono finiti ai domiciliari anche la sorella di Alfieri, Elvira, e altre quattro persone: Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale dell’azienda Dervit, Andrea Campanile e Carmine Greco, componente dello staff del sindaco e responsabile tecnico del Comune di Capaccio. Agli indagati sono state sequestrate somme per oltre mezzo milione di euro.
Secondo il giudice, l’azienda Dervit avrebbe ricoperto un ruolo “di fatto monopolistico” nelle gare d’appalto del Comune di Capaccio Paestum, violando sistematicamente il principio di rotazione e risultando quasi sempre aggiudicataria dei contratti. A conferma di ciò, il gip cita un’intercettazione tra due imprenditori concorrenti di De Rosa, che discutevano del favore continuo verso la Dervit da parte di Alfieri.
Le intercettazioni telefoniche documentano inoltre come Alfieri, parlando con l’ingegnere Carmine Greco, si vantasse del suo controllo sull’amministrazione: “Con me si dorme a quattro guanciali… quando nacque il diavolo, io già tenevo la coda”. Una frase che, secondo gli investigatori, dimostra la sicurezza con cui il sindaco gestiva le risorse pubbliche e le gare d’appalto.
L’inchiesta, ancora in corso, potrebbe portare a ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.