Pochi e sporadici i contatti con Andrea Ridosso, sei telefonate in tutto di cui quattro a zero secondi. E’ questo l’elemento più significativo emerso durante l’ultima udienza del processo Sarastra, che vede come principale imputato l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti. Accusato di scambio elettorale politico mafioso e di aver agevolato il clan Loreto-Ridosso con favori ed appalti, Aliberti sta affrontando il dibattimento agli arresti domiciliari, dopo essere stato a lungo detenuto anche per alcuni passi falsi da lui stesso compiuti: su tutto, l’utilizzo dei social network, secondo l’accusa anche con l’intento di veicolare notizie riguardanti l’amministrazione comunale di Scafati e- quindi- di condizionarne l’andamento. Accuse che lo stesso Aliberti, tramite i suoi legali, ha sempre respinto, ma che gli sono comunque costate l’aggravamento della misura cautelare ed una detenzione dietro le sbarre prima dell’ultima scarcerazione. Ma, dopo l’udienza di ieri al tribunale di Nocera, lo scenario potrebbe subire un mutamento: ovvero la circostanza che Andrea Ridosso- al quale Aliberti secondo la pubblica accusa avrebbe dato un lavoro in cambio dell’appoggio del clan Loreto-Ridosso- in realtà non aveva rapporti stretti e confidenziali con l’ex sindaco di Scafati, come documentato dalle sei telefonate di cui quattro praticamente a vuoto. Elementi su cui decideranno i giudici e sui quali il pm antimafia Montemurro potrebbe articolare una replica già nella prossima udienza.
https://www.youtube.com/watch?v=x3v1vhsLI1c