Il Panno in processione dalla cripta al quadriportico del Duomo assieme al braccio di San Matteo, sotto lo sguardo attento e devoto dei salernitani che vivono con fede e passione il rito che apre ufficialmente il mese dedicato al Santo Patrono: immagini che sembravano ormai appartenere solo ad un passato pre-Covid, ma che, invece, finalmente tornano a far parte di un presente post – emergenza. Tante le persone che ieri sera hanno affollato la cattedrale di Salerno per rivivere il rito dell'Alzata del Panno senza più limiti e restrizioni. La felicità e la gioia nel rivedere tanti devoti negli occhi di don Michele Pecoraro che ha ricordato come la tradizione vada vissuta solo nel segno della fede.
Particolarmente emozionanti le parole del vescovo di Salerno, monsignor Andrea Bellandi, che ha presieduto il rito e che ha affidato al Signore e a San Matteo cinque desideri "tra i tanti che ciascuno porta nel cuore". Il primo è quello che la pace venga ristabilita in Ucraina e in tutti quei Paesi dilaniati dai confitti di quella che Papa Francesco definisce la "terza guerra mondiale diffusa". Il secondo è che la pandemia possa essere finalmente vinta e permettere, così, una ripresa sociale, economica ed educativa a beneficio di tutti, soprattutto dei più poveri. Poi, mons. Bellandi si rivolge ai politici per quello che più che un desiderio è un monito: «Un terzo desiderio, forse è chiedere troppo dice ancora monsignor Bellandi è che le forze politiche possano servire davvero il bene comune e non semplicemente interessi di parte. C'è bisogno di politici che abbiano a cuore il destino di tutti, anche della parte avversa perché tutti siamo sulla stessa barca, come dice il Santo Padre». Il quarto desiderio racchiude la speranza che vengano battuti altri virus letali come la disperazione, il nichilismo, la sofferenza, la violenza, la ricerca del potere a tutti i costi: per tutti questi l'unico vaccino è il Vangelo. Infine, il quinto desiderio: la speranza che comunità cristiane, parrocchie, associazioni, gruppi possano intraprendere, come da invito di Papa Francesco, un autentico cammino sinodale, fatto di apertura agli altri, dialogo, stima reciproca, collaborazione reale tra fedeli e pastori.